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[00:00:09] Buongiorno, buonasera, bentornate e bentornati ad una nuova puntata del podcast di Alessandro Barbero. La storia come non l'avete mai sentita, la raccolta indipendente e senza scopo di lucro dell'elezione e conferenza del professor Barbero. Oggi Barbero Riserva, torniamo sulla serie Pensare l'Italia dal Festival della Mente 2010. Vittorio Emanuele II. Buon ascolto.
[00:00:28] Dunque, siamo alla seconda tappa di questo nostro viaggio tra gli uomini che hanno fatto il Risorgimento, che hanno fatto l'Italia Unita. Stasera raccontiamo un altro pezzo di Risorgimento attraverso la figura, la personalità di Vittorio Emanuele II.
[00:00:58] Vittorio Emanuele è probabilmente un personaggio di stazza inferiore rispetto a Cavour, rispetto a Garibaldi dal punto di vista intellettuale, politico, anche umano, per quel che valgono questi giudizi, si capisce. Però è stato un protagonista comunque, è stato un protagonista nel bene e nel male e attraverso l'analisi del personaggio, delle sue reazioni, delle sue decisioni, delle sue idee, si scoprono tanti retroscena del Risorgimento.
[00:01:27] Vittorio Emanuele è forse, fra questi personaggi di cui parliamo, quello per cui è più vistoso lo scarto fra la leggenda, costruita dalla propaganda, e l'uomo come si rivela attraverso le testimonianze di chi l'ha conosciuto e attraverso le sue stesse carte, la sua corrispondenza.
[00:01:48] Vittorio Emanuele II una volta, adesso non so quanto sia ancora corrente il soprannome, ma era conosciuto come il regalantuomo, e questo appellativo forgiato dalla propaganda dinastica era corrente già durante la sua vita. Poi in privato, e neanche tanto in privato, altri avevano su di lui opinioni diverse. Non è detto che avessero ragione, sia chiaro, io però comincio lo stesso, dalle opinioni che sono in più vistoso contrasto con la leggenda del regalantuomo.
[00:02:19] Nel 1867 il ministro degli esteri inglese, Lord Clarendon, è a Firenze. Firenze, capitale d'Italia in quel momento, l'Italia è già unita da un pezzo, Vittorio Emanuele II è primo re d'Italia, Cavour è già morto. A Firenze, Lord Clarendon parla con i ministri e si informa sull'opinione che hanno del re. Mi dissero, e da qui parte una citazione letterale, dice Lord Clarendon,
[00:02:47] mi dissero che era ipocrita e ignorante. Un intrigante che nessuno, né stuomo, poteva servire senza danno per la sua reputazione. Tutti sono d'accordo nel giudicare il re un imbecille. E' un disonesto che mente con tutti. Questo dunque è il parere dei ministri che servivano al re Vittorio e che lavoravano con lui in quegli anni a Firenze.
[00:03:16] Vedremo poi quanto questo parere fosse di parte, lo era certamente, era il parere dei ministri che dovevano lavorare con un re che aveva imparato solo fino a un certo punto il mestiere di re costituzionale. E fare il ministro di un re che, come vedremo, tendeva a fare politica per conto suo, infischiandosene spesso allegramente del governo, delle sue opinioni, eccetera, non era certamente facile.
[00:03:41] Che fosse ignorante, come dissero i ministri a Lord Clarendon, è possibile. Non è forse nemmeno così rilevante. Tuttavia, siccome i pareri altrui sono sempre interessanti, vediamo i pareri che gli insegnanti di Vittorio Emanuele davano su di lui ragazzino a scuola. Vittorio Emanuele a scuola seguiva un programma severissimo, ebbe un'istruzione in innumerevoli materie con una scaletta militaresca,
[00:04:10] e però i giudizi dei suoi insegnanti, come risultano agli atti, sono del tipo è sempre addormentato, lavora poco o nulla. Lavora con somma noia e indolenza. Con tutto questo gli facevano fare gli esami, poi lo promuovevano di solito, ma a margine del verbale scrivevano può dirsi che il principe agli esami non ha risposto nulla di nulla.
[00:04:38] Questo può essere consolante per i più giovani fra noi, insomma si può sempre... Detto questo, per esempio, un punto a favore di Vittorio Emanuele è che ha avuto un'educazione in italiano, in lingua italiana voglio dire, diversamente da Cavour che nei primi anni era stato educato in francese, Vittorio Emanuele parla e scrive piuttosto volentieri in italiano, non un grande italiano, ci capiterà di avere qualche esempio, però certamente la sua educazione se non altro è avvenuta in quella lingua.
[00:05:07] È una questione di generazione, Vittorio è più giovane, Vittorio è nato nel 20, quindi ha dieci anni meno di Cavour, a tredici anni meno di Garibaldi, e questo uno non lo tiene sempre presente, perché per noi queste sono delle icone, dei monumenti, tutti uguali in qualche modo, no? Invece quando pensiamo al rapporto fra il re e il suo primo ministro, o fra il re e Garibaldi, ecco bisogna anche ricordarsi che il re è nettamente più giovane di loro.
[00:05:35] Anche se possono sembrare pettegolezzi indegni della storia, mi vorrei soffermare un istante sull'aspetto fisico di Vittorio Emanuele, perché l'aspetto fisico di un re è qualcosa che può avere una rilevanza politica. Quando un re va in giro per il mondo, va ospite nelle altre corti, ebbene viene giudicato per il suo comportamento, per la sua buona educazione, tanta o poca, pochissima nel caso di Vittorio, dicono tutti, ma anche per il suo aspetto fisico.
[00:06:00] E del resto tutti abbiamo presente la maschera di Vittorio Emanuele, questa facciona con questi lineamenti così marcati. Ecco, è molto curioso il fatto che mi è capitato di imbattermi in commenti sull'aspetto di Vittorio Emanuele, molto simili pur venendo da fonti diverse. Lo scultore Marocchetti dice di Vittorio ha in sé qualcosa di selvaggio, di pittoresco,
[00:06:29] che non manca di grandezza, e fa pensare a un re uno, a un capo barbarico. Ecco, voi capite che avendo trovato questa citazione sono rimasto abbastanza stupito quando ho scoperto che allorché Vittorio è andato in Inghilterra, un famoso diarista della corte inglese, Greville, scrive di lui sembra un capo di Eruli o di Longobardi. Naturalmente questo non era necessariamente un buon biglietto da visita nelle corti europee di metà ottocento,
[00:06:58] ma è interessante questa convergenza. Greville aggiunge il tipo più depravato e dissoluto del mondo. Qui mi fermerò un istante su un pettegolezzo, anche perché ieri abbiamo parlato di Cavour e qualcuno mi ha giustamente rimproverato di non aver accennato neanche di sfuggita alla contessa di Castiglione e relativi pettegolezzi. Quindi stasera mi concederò qualche pettegolezzo in più. Molti sabranno che corre un pettegolezzo secondo cui in realtà Vittorio Emanuele
[00:07:27] non era figlio di Carlo Alberto, ma era stato sostituito nella culla. E questo nasceva proprio dalla vistosa differenza di stile e di comportamento fra l'ascetico Carlo Alberto e il carnalissimo invece Vittorio. Cos'era successo? Che in effetti è successo che quando Vittorio Emanuele era appena nato è sfuggito per miracola a un incendio nel quale è morta di ustioni la sua balia e a partire da questa vicenda è poi entrata in circolo in seguito
[00:07:57] la leggenda secondo cui in realtà il bambino era morto e lo avevano sostituito con un altro. Va detto che Vittorio Emanuele aveva un aspetto fisico, un modo di comportarsi pesantemente diverso rispetto al suo padre austero e ascetico, ma se voi guardate i lineamenti non è detto che fosse così. Provate a prendere, se vi capita a guardare su internet, una moneta di Carlo Alberto, coniato ovviamente quando Vittorio era bambino, quindi senza nessuna possibile frode,
[00:08:27] ecco, nelle monete di Carlo Alberto si vede benissimo che il profilo di Carlo Alberto era singolarmente simile a quello di suo figlio. Cioè singolarmente, perché singolarmente? Ovviamente simile. Aggiungerei un'altra cosa, se facciamo un pettegolezzo facciamolo fino in fondo. Sarebbe stato particolarmente assurdo che sostituissero questo bambino nella culla, anche nell'ipotesi che fosse morto. Perché questo succede nel 21, quando Carlo Alberto è un giovane principe, lontanissimo dal trono ancora,
[00:08:55] è perfettamente in grado di fare altri figli, come infatti ne farà, e quindi se anche gli fosse morto il primo genito in culla, l'idea che mettessero in piedi questa macchinazione è pericolosissima, perché se qualcuno lo scopre che figura ci si fa poi, ecco. Per sostituire il bambino, francamente, è un'ipotesi così poco economica. Restiamo per un momento al comportamento, alla buona educazione di Vittorio, ripeto, un po' per il divertimento del pettegolezzo naturalmente,
[00:09:24] ma anche perché queste cose, quando riguardano un re, hanno una valenza politica. Il re va in giro per le capitali europee e sovrani e ministri europei prendono nota del tipo e del suo comportamento. un altro giudizio al momento della sua visita a Londra. Il re è di modi molto bruschi e dice qualsiasi cosa gli passa per la testa. La sua conversazione è certo molto originale e spesso buffa
[00:09:52] per quanto rozza e militaresca al massimo grado. Quando va a Parigi, i commenti alla corte di Napoleone III sono dello stesso tono. Il suo comportamento è molto rozzo e si racconta che dice cose irripetibili. Lo dico, non lo dico, ma sì, mi accuserete di essere uno storico poco serio. All'imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, e questo lo confida la stessa imperatrice Eugenia,
[00:10:22] Vittorio Emanuele dice che Parigi gli piace tantissimo. Ha scoperto che le parigine non portano le mutande. Testuale, è un cielo azzurro che si è aperto ai miei occhi. Vittorio Emanuele è un uomo di robusti appetiti, in tutti i sensi, è un uomo che ha innumerevoli relazioni, figli illegittimi dappertutto, si sparge già, fin dai primi anni del suo regno, la barzelletta che corre in Piemonte e che è un re che ha saputo davvero essere il padre del suo popolo.
[00:10:52] Gli si attaglia talmente che può averla messa in giro lui, secondo me, insomma. dopodiché, di nuovo, è un sovrano che ha degli appetiti, che li controlla poco, che non vede perché dovrebbe controllarli, a rischio che questo politicamente gli si possa ritorcere contro, è certamente uno che parla senza pensarci, tanto lui è il re e può dire quello che vuole. Aggiungo ancora un commento, stavolta cito un diplomatico francese, Lideville, che ho già citato ieri
[00:11:22] più volte, che sul re afferma sua maestra sarda ama vantarsi, è poco amica della verità, è per di più assai indiscreta. In ogni occasione Vittorio Emanuele parla delle sue venti ferite, in guerra si intende, e fa volentieri il racconto favoloso dei pericoli che ha corso, sia in guerra che a caccia. Ognuno sa, tuttavia, che pur essendo coraggioso e persino temerario,
[00:11:51] il re di Sardegna è stato raramente ferito. Quanto alle fortune amorose, ne parla con una franchezza e una disinvoltura che non sono degne del suo soprannome di galantuomo. Il fatto più singolare si è che spesso confonde i successi avuti con quelli che avrebbe voluto avere. Oh, io spero che la parte più, come dire, densa e carica di pettegolezzi sia finita, ma è importante sapere che questo era l'uomo che doveva negoziare con D'Azeglio e con Cavour
[00:12:21] e decidere che atteggiamento tenere con Garibaldi e che doveva tenersi buona la regina d'Inghilterra e l'imperatore Napoleone III e che non sempre sapeva essere in quanto re diverso dall'uomo che era nella sua vita privata. C'è almeno un caso in cui politicamente si arriva proprio all'urto frontale fra i due profili, c'è un momento in cui lui è rimasto vedovo e sarebbe molto opportuno un suo matrimonio con una principessa inglese. Sempre per la serie ancora nell'Ottocento si faceva la diplomazia
[00:12:50] come ai vecchi tempi, come sotto l'antico regime, con i matrimoni dei re e dei principi. A questo matrimonio il governo italiano tiene tantissimo e gli inglesi sono anche disposti a discuterne, però poi quando interpellano la principessa Mary, la principessa Mary che ha conosciuto Vittorio risponde sono convinta che è una brava persona ma questo non basta a compensare la sua mancanza di principi e di buone maniere e come potrei mai rispettare e stimare un uomo
[00:13:20] così totalmente grossolano, uno che non ha neppure la cortesia e la raffinatezza di un gentiluomo per compensare le sue debolezze. Ecco, il matrimonio inglese ovviamente naufraga. Detto questo, detto questo io sono convinto che Vittorio Emanuele con tutte le sue debolezze non sfigura nella compagnia di Cavour e di Garibaldi perché anche se è certamente un politico di statura minore rispetto a loro però è un uomo che si è trovato
[00:13:50] in una posizione di grande potere in un momento delicatissimo e tutto sommato ha saputo non perdere la testa non cedere alle tentazioni e prendere poi quasi sempre le decisioni giuste quando veramente era costretto a pensarci su e ad aprire gli occhi. Vittorio Emanuele diventa re in un momento terribile nel 1849 dopo Novara dopo la fine disastrosa della prima guerra di indipendenza suo padre Carlo Alberto ha dovuto abdicare e andarsene in esilio
[00:14:20] Vittorio Emanuele eredita quindi un paese sconfitto un esercito come dire che ha sulle spalle l'onta di due sconfitte catastrofiche a Custozze a Novara e un'Austria trionfante che detta le condizioni e lui ha 29 anni e quanto al profitto dei suoi studi possiamo immaginarlo per l'appunto questo è un momento cruciale su cui la propaganda poi risorgimentale insisterà moltissimo si crea cioè l'immagine non voglio dire la leggenda ma l'immagine
[00:14:51] raccontata poi nei libri di scuola negli affreschi dei palazzi pubblici e così via del giovane re che di fronte al maresciallo Radezchi che gli dice Sire abolite lo statuto il che vuol dire tornate alla monarchia assoluta fatela finita con questo esperimento liberale ecco di fronte al maresciallo Radezchi il re si oppone fieramente e rifiuta di abolire lo statuto e quel po' di democrazia parlamentare che esisteva nel suo regno ecco in realtà non è una leggenda perché Vittorio
[00:15:20] davvero alla fine non ha abolito lo statuto e ha saputo governare anche in quegli anni difficili come sovrano costituzionale gli è costato gli sarebbe costato meno probabilmente dar retta agli austriaci e ai reazionari e dare un colpo di spugna e tornare indietro lui per i suoi gusti personali ne avrebbe fatto volentieri a meno di una camera di fronte a cui il governo doveva rispondere e non c'è dubbio che in quei mesi lui si fa sentire in giro
[00:15:50] dicendo delle cose terrificanti all'ambasciatore francese Vittorio dice che suo padre Carlo Alberto ingannava tutti col suo regime deplorevole e che il fantasma dell'indipendenza italiana è stato fatale al nostro sventurato paese all'ambasciatore austriaco dice delle cose ancora più terribili all'ambasciatore austriaco dice i democratici canaglie schiacciarli come mosche
[00:16:20] impiccarli tutti quanti ma il fatto è che Vittorio aveva questa grandissima capacità che ai suoi ministri darà poi molto fastidio e lo fa giudicare un ipocrita un falso uno che ti rovina la reputazione se ti fidi di lui ma che in certi momenti gli viene invece molto utile questa grandissima capacità di dire a tutti quello che volevano sentire e quindi con l'ambasciatore austriaco tranquillamente minaccia sfracelli contro i democratici però poi se noi guardiamo i fatti
[00:16:49] i fatti sono che Vittorio tiene in piedi lo statuto tiene in piedi il regime parlamentare le elezioni la bandiera tricolore che gli austriaci sarebbero stati così contenti se fosse stata abolita in quanto proprio simbolo della lotta per l'indipendenza italiana e allora come si spiega e gli storici non sono mica tanto a loro agio di fronte a quest'uomo che quando uno sta a sentire quel che dice c'è da mettersi le mani nei capelli ma poi se uno guarda quel che fa ecco in realtà c'è qualcosa
[00:17:18] di più solido di quello che ci aspetteremo in realtà Vittorio evidentemente è uno che non è un fanatico ha buon senso gli piace regnare gli piace comandare ma nelle circostanze di quel tempo si rende conto che se volesse fare il tiranno e abolire il liberalismo e beh si tirerebbe addosso più fastidi che non a continuare a governare come re liberale non ha voglia di fare quei passi scatenare l'esercito nella repressione poi quando ce n'è bisogno in casi specifici
[00:17:48] lo fa naturalmente quando a Genova c'è l'insurrezione ebbene lì si manda l'esercito e si spara con i cannoni quando c'è l'insurrezione mazziniana ma tenendo però la barra dritta sul fatto che alcune cose di fondo il regime liberale e parlamentare quelli si rispettano intendiamoci bisogna anche aver chiaro cosa voleva dire il regime parlamentare garantito dallo statuto nel Piemonte del 1848 come ovunque
[00:18:18] in Europa non c'era il suffragio universale c'era un suffragio ristretto sulla base della proprietà occorreva avere un certo livello di proprietà e pagare un certo livello di tasse quindi per avere il diritto di voto questo era normale peraltro nei regimi parlamentari ottocenteschi che quindi noi chiamiamo democrazie con qualche esitazione la battaglia per il suffragio universale sarà una battaglia lunga in Piemonte il regime è particolarmente ristretto mi pare non vorrei
[00:18:47] non sono sicuro al mille per mille ma l'ordine di grandezza è questo che sia il 3% dei cittadini che ha diritto di voto talmente è ristretto talmente è alto il livello di reddito fissato ecco la cosa curiosa è che in questo modo la legge elettorale rappresenta l'opinione pubblica più illuminata perché sono precisamente i borghesi che hanno mezzi gli stessi che hanno studiato che conoscono il mondo e che sono in linea con le opinioni liberali che sono quelle
[00:19:17] dominanti nei paesi più avanzati dell'Europa di allora c'è questo paradosso che se avessero votato i contadini in massa molto probabilmente avrebbero votato per il re per l'altare senza farsi scrupoli e invece la legge elettorale esistente proprio perché è così restrittiva manda regolarmente alla camera delle maggioranze abbastanza liberali se non di sinistra il meccanismo del voto è abbastanza chiaro dal Piemonte con età in senso stretto in genere
[00:19:47] vengono soprattutto deputati liberali o di sinistra dalla Liguria vengono deputati di sinistra normalmente quelli più temuti chiaramente dal re per fortuna c'è la Savoia dove invece eleggono di solito deputati di estrema destra e quindi si fa un qualche equilibrio però queste camere sono difficili da governare per fortuna lo statuto permette al re di sciogliere la camera quando vuole non ha bisogno di nessun pretesto basta che decida di sciogliere la camera la può sciogliere e ovviamente convoca nuove elezioni queste elezioni
[00:20:16] erano elezioni democratiche fino a un certo punto e non solo perché votavano in pochi ma anche perché il ministero mobilitava i prefetti per spiegare alla gente qual era il modo giusto di votare e insomma chi votava male rischiava poi di avere delle seccature insomma quindi è una democrazia molto limitata ben inteso è una democrazia soprattutto in quanto c'è comunque poi alla fine un parlamento in cui si discute e di fronte a cui il governo è responsabile il re vittorio a queste condizioni ci può anche stare
[00:20:46] quando la camera non gli piace la scioglie e ha ben chiaro che se non ci fosse questa maledetta legge elettorale così restrittiva per lui sarebbe perfino meglio a un certo punto lo dice espressamente darò il suffragio universale e andrò io stesso a parlare agli elettori convinto che in questo modo appunto avrà una camera molto più malleabile e conservatrice di quella che è eletta da quei pochi borghesi liberali che votano
[00:21:16] e dunque qual è la posizione politica di vittorio ieri abbiamo raccontato quella di cavour liberale ostile alla democrazia estrema ostile ovviamente ai rivoluzionari ai mazziniani ferocemente antisocialista e anticomunista però anche ostile al potere della sciabola ai governi reazionari ecco vittorio tutto sommato con fatica riesce a stare abbastanza su questa linea e questo è uno dei motivi fondamentali per cui questa strana coppia vittorio e camillo
[00:21:46] ha funzionato pur fra litigi furibondi e nei momenti cruciali ha preso le decisioni giuste poi ci sono le interperanze verbali naturalmente le interperanze verbali non per niente ho cominciato raccontando gli aneddoti perché bisogna aver presente l'uomo e così quando gli parlano di mazzini vittorio e manuele non fa nessuna fatica a dire in pubblico se riesco ad acciuffarlo lo impaglio però non dimentichiamoci che mazzini è un terrorista condannato a morte e quindi tutto sommato
[00:22:15] anche l'idea di impagliarlo e esporlo in un museo non è così stravagante come potrebbe sembrare a noi oggi che mazzini ce lo abbiamo nelle statue nelle piazze il re dunque nonostante tutto ha un suo solido buonsenso che gli permette di fare le scelte giuste nei momenti difficili e ha un'altra grande capacità che è quella di farsi consigliare dalle persone giuste di scegliere dei ministri che sono tutto sommato le persone giuste anche quando con loro poi magari fa fatica a andare
[00:22:45] d'accordo nell'epoca che ci interessa qui vittorio ha due primi ministri che sono entrambi figure fondamentali il D'Azeglio prima e poi più a lungo il Cavour ed è molto curioso il tipo di rapporto personale che vittorio ha con loro teniamo conto della situazione appunto lui è un re che se avesse voluto avrebbe anche potuto far la prova di forza e abolirlo il parlamento invece non l'ha fatto
[00:23:15] nomina un governo che però deve rispondere alle camere e quindi bisogna gestirla con una certa delicatezza la faccenda il re non può fare tutto quello che vuole anzi il re dovrebbe starsene un po' nell'ombra in un regime di questo tipo invece lui è sempre abbastanza sulla scena i rapporti con i suoi ministri sono tempestosi ma siamo pur sempre in una piccola capitale in un piccolo regno dove c'è una familiarità personale dove tutti si parlano in dialetto e quando scrivono scrivono magari in italiano ma sotto il dialetto si vede ecco il tono
[00:23:44] dei rapporti personali fra il re vittorio e i suoi ministri è qualcosa che vale la pena di andare a vedere nelle lettere per esempio per raggiungere una nota al quadro vedete come scriveva ad azeglio mi voglia sempre tanto bene quanto io ce ne voglio a lei ad azeglio è incoraggiato ogni tanto gli dà dei consigli per sentirsi rispondere dal re so cosa mi fa e a dirle il vero non sono molto
[00:24:14] amatore di consigli quando ne avrò bisogno glielo chiederò con tutto ciò non mi voglia male ciao massimo scritto così il rapporto con Cavour è più o meno sullo stesso stile raccontiamo un esempio Cavour nel 52 è primo ministro da poco deve nominare udite udite il presidente della camera e questa nomina della presidenza della camera
[00:24:43] è controversa Cavour in quel momento sta facendo una delle più ardite manovre politiche della sua vita parlamentare quella che poi è passata alla storia come il connubio cosa vuol dire in sostanza il connubio in parlamento c'è Cavour con i suoi fedeli una discreta maggioranza tutto sommato parlamentare di liberali conservatori e poi c'è un grosso nucleo consistente di sinistra non estremisti mazziniani chiaramente ma liberali democratici come si diceva allora guidati
[00:25:12] da Rattazzi a un certo punto Cavour fa questa manovra di allearsi con Rattazzi e quindi con i democratici manovra all'epoca estremamente discussa criticata eccetera e uno degli elementi di questa manovra è che Rattazzi che era già ministro deve diventare presidente della camera lo fanno senza dire niente al re lo votano tutto legale il parlamento vota Rattazzi presidente della camera quando il re Vittorio viene a saperlo e furibondo
[00:25:42] con Cavour perché a lui Rattazzi non piace per niente in quel momento poi imparerà ad apprezzarlo ma in quel momento l'idea di un democratico che non solo è ministro e già questo è grave ma per di più lo fanno presidente della camera ecco questo al re da veramente molto fastidio e quindi scrive al Cavour che è molto addolorato per la nomina del Rattazzi inoltre qui è il re che scrive io sono poco divertito di vedere costantemente delle divergenze d'opinione nel ministero e che un ministro
[00:26:12] abbia cercato questa nomina la quale non sarà da tutti ben capita né all'interno né all'estero se lei me ne avesse parlato prima e che il fatto che pareva lontano non fosse stato invece così repentito voleva dire repentino evidentemente ma gli è scappato di scrivere così repentito cioè improvviso no repentino ecco le avrei date le mie ragioni e Ratazzi stesso lui scrive Ratazzi con una tisola di cui conosco
[00:26:41] la prudenza le avrebbe capite per primo dunque il re fu ribondo però ecco anche il realismo a questo punto il parlamento ha votato e non si può più far niente ora ciò è fatto ed egli deve stare ciao caro Cavour abbia più confidenza in me un'altra volta il rapporto fra il re e Cavour è un rapporto tale che ci si potrebbero scrivere dei romanzi sopra e fa la delizia naturalmente degli osservatori del tempo
[00:27:11] degli osservatori stranieri in particolare è un rapporto tempestoso chi di voi c'era ieri sera sa che Cavour era un carattere tutt'altro che facile da dominare un carattere imperioso in politica uno schiacciasassi che non guardava in faccia a nessuno per arrivare dove voleva ecco far politica con lui per il re era tutt'altro che facile però per fortuna il re tutto sommato non aveva tanta voglia di occuparsi della gestione quotidiana degli affari a lui piaceva andare a caccia e dunque lascia mano libera a Cavour
[00:27:40] salvo nei momenti importanti scoprire che Cavour ha fatto qualcosa che a lui Vittorio non piace per niente e protestare tutti sono più o meno convinti all'epoca che il re non ama per niente Cavour anzi lo sopporta a fatica lo detesta ma non può fare a meno di lui perché Cavour ha una maggioranza così solida in Parlamento e nel paese che senza Cavour non si governa il re si vendica facendogli degli scherzi antipatici per esempio lo invita a cena gli dice
[00:28:10] ecco qui c'è lo spezzatino di cervo e Cavour dice buono buono buono il cervo poi il re scrive agli amici dicendogli ho fatto mangiare il cavallo in realtà e ha anche detto che era buono Cavour ogni tanto si dimette nei momenti drammatici dopo Villa Franca per esempio quando sembra che tutto vada a finire in rovina Cavour si dimette in quei momenti la reazione istintiva del re Vittorio e di dire ah finalmente mi sono liberato di lui nel 59 quando Cavour si dimette dopo Villa Franca il re Vittorio
[00:28:40] fa sapere a un ambasciatore straniero che lui è veramente sollevato e che Cavour è finito la sua epoca è finita è la stessa occasione in cui come raccontavamo ieri Cavour fu ribondo perché Napoleone III ha fatto l'armistizio a Villa Franca con gli austriaci e il re Vittorio non si è opposto ecco Cavour in presenza del re prende a calci le seggiole e insulta il re chiamandolo traditore e gli ricorda che i re in certi momenti devono anche saper abdicare ecco
[00:29:09] dopo quell'esperienza Vittorio confiderà che Cavour è pazzo che è un tiranno insopportabile e che con lui non si può andare avanti e qualcuno non so più se è il minghete comunque qualcuno dice ho visto il re da quando Cavour si è dimesso sembra uno scolaretto in vacanza se non che cosa succede che non c'è nessuna maggioranza senza Cavour e quindi Vittorio è costretto a richiamarlo e siccome intanto però le cose vanno avanti
[00:29:50] quelli sono anni e quindi Cavour è un momento e in quel momento insomma il re e Cavour fanno subito la pace perché ci sono delle cose colossali da fare scrivono al papa per convincerlo a rinunciare spontaneamente a una parte dello stato pontificio e Cavour fa appunto in quei mesi i suoi soliti miracoli e il re in quel momento è contentissimo scrive io e il maestro il maestro sarebbe Cavour
[00:30:20] lo chiamo abitualmente così nei momenti buoni io e il maestro siamo pronti a ogni cimento anche a prendere il sole e la luna coi denti si lascia prendere dall'entusiasmo dunque Cavour era meno entusiasta lavorava con Vittorio era costretto a farlo ovviamente il suo parere personale su questo re appunto capriccioso e difficile e poco leale con cui gli toccava lavorare lo ha dato più di una volta
[00:30:51] parere di Cavour sul re Vittorio scrivendo a un amico come rappresentante del principio monarchico come simbolo dell'unità sono pronto a sacrificare al re la vita le sostanze ogni cosa infine come uomo desidero da lui un solo favore il rimanermene il più lontano possibile ecco ma cos'è in sostanza un po' si intuisce naturalmente ma cerchiamo di stringere cos'è che rende veramente difficile per un primo ministro
[00:31:21] lavorare con un uomo come Vittorio Emanuele II in definitiva il punto cruciale è questo che Vittorio Emanuele II re costituzionale il cui governo deve rispondere alle camere è continuamente tentato di farsi la sua politica personale in qualunque situazione c'è un governo che negozia magari con Napoleone III magari con il Papa che fa dei progetti di legge magari anche difficili controversi e Vittorio Emanuele è continuamente tentato di negoziare anche lui in segreto
[00:31:50] senza dirlo al ministro per vedere convinto che magari lui arriva a fare qualcosa di più è questo che ovviamente rende difficilissimo per un ministro governare con lui perché continuamente può succedere uno scandalo continuamente si può scoprire che il governo sta facendo una politica e il re non la sostiene in realtà sotto banco sta facendo una politica diversa questo è pazzesco ovviamente ed è il motivo per cui Cavour così spesso si è dimesso nel corso della sua vita di ministro salvo essere richiamato subito dopo perché senza di lui
[00:32:20] non si poteva andare avanti il re ha la sua diplomazia privata e anche di peggio c'è una sua lettera di raccomandazione per un tizio che è stato al suo servizio e che adesso vuole emigrare in Francia e il re scrive alla figlia amatissima e tuttavia data in moglie a 15 anni a un vecchio principe francese notoriamente vizioso perché così voleva la politica dinastica quindi la figlia se ne sta in Francia a farla principessa e il re le manda questo suo uomo con una lettera
[00:32:50] di raccomandazione in cui dice ti mando quest'uomo che venne da me impiegato in una polizia segreta che non dipende che da me ecco dunque già intanto il re in un paese costituzionale ha la sua polizia segreta privata di cui il governo non sa niente poi dice ormai quest'uomo però è da molto che mi serve e ormai lo conoscono tutti quindi per la polizia segreta non serve più a niente te lo mando vedi se puoi farlo lavorare ricordati che ha molto spirito
[00:33:20] ma è un lestofante con questo stesso stile il re cerca di tenere in mano i suoi ministri finché c'era Cavour non ce la fa quando Cavour muore e gli uomini che seguono non sono sempre della stessa stazza il re vittorio finisce per contare ancora di più perché è difficile per uomini che non sono Cavour tenergli testa ed è difficile anche perché il re fa politica in modo molto spregiudicato quegli stessi ministri che lo giudicavano ricordate un furfante un intrigante
[00:33:49] un uomo sleale beh avevano torto avevano ragione nello stesso anno il re vittorio siamo nel 67 scrive dei suoi ministri li tengo tutti in pugno avendo conservato un intero archivio di lettere che essi mi hanno scritto in epoche diverse li faccio star zitti e rigare diritto e dunque ha i suoi dossier e può continuamente svelare gli alterini dell'uno e dell'altro ecco
[00:34:20] Cavour è morto a 51 anni alla mia età si può anche cominciare a capire come mai è morto giovane perché non era certamente facile governare con un re di questo genere di sopra e però attenzione io non vorrei che insistendo su questi aspetti su questi aneddoti divertenti e anche un po' scandalosi sulla mediocrità di vittorio ci dimenticassimo che poi in realtà per l'appunto nei momenti cruciali vittorio ha poi sempre trovato il buonsenso e la forza di sostenere invece il suo governo
[00:34:49] anche in situazioni in cui lui personalmente come dire faticava a accettare la linea politica del governo dico questo perché vorrei approfittare di questo incontro su vittorio per accennare a un aspetto del risorgimento che ieri non ho avuto tempo di toccare e che è invece cruciale per comprendere l'epoca e gli uomini e cioè le grandi polemiche che si hanno negli anni 50 quindi tra la prima e la seconda guerra di indipendenza in Piemonte a proposito
[00:35:19] del rapporto fra stato e chiesa avvengono in quegli anni battaglie politiche importantissime per la modernizzazione del Piemonte e dell'Italia che ne uscirà e in queste battaglie il re ha un suo ruolo importante e sacrifica anche molto si tratta in sostanza di affermare il principio caro a Cavour e a tutti i liberali di allora della libera chiesa in libero stato e dunque di accettare
[00:35:48] di far passare una serie di riforme che mettano fine a privilegi arcaici che la chiesa ha conservato nei confronti dello stato nel 1850 sono in discussione alla camera le leggi siccardi note così per via del ministro che le ha proposte che in sostanza prevedono di abolire il privilegio del foro ecclesiastico cos'è il foro ecclesiastico detto in soldoni è il fatto che i membri del clero se commettevano
[00:36:18] un reato non venivano giudicati dalla giustizia ordinaria ma avevano diritto a essere giudicati da un loro tribunale speciale insieme al foro ecclesiastico c'erano altri problemi minori ma collegati per esempio nel Piemonte della restaurazione esisteva ancora come nel medioevo il diritto d'asilo nelle chiese per cui il criminale inseguito che si rifugiava in una chiesa ecco la polizia non poteva andarlo a prendere ma la questione cruciale è il diritto del clero a una giurisdizione separata
[00:36:48] a tribunali separati su questo lo scontro politico è duro ma in realtà in Parlamento e nel Paese almeno fra quelli che votano c'è una maggioranza chiarissima a favore di questa riforma e però negli ambienti cattolici più conservatori la cosa è vista invece con dolore è vista come un pericolo come un attentato alla chiesa ora Vittorio è profondamente cattolico lui e tutta la sua famiglia e ha un problema
[00:37:17] di coscienza concreto ad accettare di firmare perché alla fine le deve firmare delle leggi contro cui la chiesa è violentamente schierata violentamente ostile la sua famiglia non gli rende le cose facili perché il conflitto di coscienza ce l'hanno tutti è un conflitto di coscienza molto concreto c'è la paura che a far qualcosa contro la chiesa poi arrivi la punizione divina la madre gli scrive questa è la lettera
[00:37:47] della mamma al re il re che è lì che pensa se deve firmare queste leggi o no pensa quale sarebbe il tuo dolore se il signore facesse ammalare gravemente la tua cara Adele è la moglie o la tua chicchina è la figlia Clotilde quella che poi a 15 anni andrà in sposa eccetera o il tuo Beto che sarebbe Umberto naturalmente quello che poi sarà il re Umberto il primo figlio maschio ecco di questa riga di una lettera
[00:38:16] della regina madre io come dire ricorderei da un lato quella cosa che tutti sappiamo ma che è sempre bello ricordarci e cioè che anche i re nel privato hanno una loro vita domestica familiare i soprannomi i bambini chiamati con i nomignoli Umberto che avrà fatto una gran fatica prima di riuscire a pronunciare il suo nome e quindi da piccolo era conosciuto come Beto però poi l'altra cosa che ricaverei è che appunto la regina madre aveva seriamente paura che se il re firmava le leggi siccardi sarebbe arrivata
[00:38:45] la punizione divina gli sarebbe morto qualcuno in queste circostanze vittorio da devo dire il meglio di sé fa una cosa che non faceva mai e che gli dà molto fastidio si mette a leggere la legge effettivamente prima di firmarla si mette a studiarla ci ragiona su e si convince che la legge è giusta e può fare questo perché in realtà si ricorda di quella che è la tradizione della sua dinastia e su questo vale la pena di spendere
[00:39:15] un paio di parole per capire come vittorio si muove in questo ginepraio delle leggi religiose la dinastia sabauda è sempre stata una dinastia profondamente cattolica che qui dopo il 48 con lo statuto ci sono i diritti civili anche per i protestanti per gli ebrei ma fino a quel momento nel piemonte sabaudo chi non era cattolico non aveva diritti civili era uno stato profondamente ortodosso e che però non aveva mai avuto nessuna remora
[00:39:44] a litigare anche violentemente con roma quando si trattava invece di ingerenze della chiesa nella vita politica nell'amministrazione ecco su questo i savoi hanno una lunghissima tradizione di conflitti anche estremamente violenti con la chiesa e dunque vittorio trova questa soluzione la sua coscienza di cattolico è una cosa ma in quanto re della dinastia sabauda lui non può abdicare a un pezzetto del suo potere nemmeno per far piacere al papa tant'è vero che scrive
[00:40:13] ho studiato la legge e ho scoperto che è giusta cito e che il papa non può arrogarsi questa autorità altrimenti non saremo più padroni in casa nostra dopodiché dice anche beh sì io ho firmato ma lo statuto dice che il responsabile della legge è il ministro quindi ci andrà siccardi all'inferno a questo proposito un pettegolezzo del solito il solito diplomatico francese a Torino il quale dice
[00:40:42] che del re tutti sanno che non è che tema proprio tanto Dio come dovrebbe ma ha una gran paura del diavolo non è finita perché questa vicenda delle leggi siccardi e delle successive leggi sui conventi è una vicenda straordinaria potremmo stare tutta la sera a parlare di questo appena approvate le leggi siccardi ah parentesi per chi di voi viene eventualmente da Torino a Torino tuttora le leggi siccardi sono commemorate in piazza Savoia
[00:41:12] non a caso forse con sottile ironia ma comunque non a caso in piazza Savoia da un obelisco eretto con una sottoscrizione pubblica alla cui base sta la memorabile frase la legge è uguale per tutti dopodiché appena approvate le leggi siccardi muore uno dei ministri il Santa Rosa che aveva votato a favore e non è tanto il fatto che muore che però qui ci interessa quanto il fatto
[00:41:42] che muore è il frate che gli portano al capezzale perché ha chiesto i sacramenti perché è un buon cattolico come tutti tutti in Piemonte sono buoni cattolici tutti quelli che hanno votato la legge sono buoni cattolici non è quella la questione il ministro Santa Rosa chiama un prete perché sta morendo gli portano un frate dell'ordine dei serviti e il frate dice no io non ti posso dare la soluzione hai firmato la legge siccardi non ti do la soluzione il ministro muore senza la soluzione dopodiché non vogliono nemmeno dargli sepoltura cristiana
[00:42:12] succede una bagarre memorabile Cavour che in quel momento non è ancora al governo ma è già un uomo potentissimo e che era amico personale del ministro morto suscita un enorme scandalo per questa faccenda e convince il governo a prendere misure adeguate non solo il padre Pittavino che è il responsabile della mancata soluzione ma l'intero ordine dei serviti viene cacciato da Torino dopodiché non è finita nemmeno qui perché l'arcivescovo di Torino
[00:42:41] Franzoni che è già noto come dire dà già molto fastidio ai liberali perché è un reazionario deciso ha predicato contro lo statuto contro il liberalismo e così via al momento in cui passano le leggi siccardi dopo aver fatto una violentissima opposizione l'arcivescovo di Torino invita pubblicamente il clero a disobbedire alla legge dopodiché succede una cosa che a sentirla nell'Italia di oggi ci fa trasecolare l'arcivescovo
[00:43:11] viene arrestato spedito in fortezza condannato e espulso dal regno e su tutte queste cose Vittorio mette la firma perché è riuscito ad avere la lucidità di capire che la sua coscienza di cattolico in quel momento non c'entra niente con l'autonomia dello Stato dalle ingerenze però beninteso è sempre interessato andare a vedere nel concreto di cosa si sta discutendo due anni dopo il governo Cavour
[00:43:41] tenta di fare un altro passo avanti sulla via della laicizzazione dello Stato tenta di fare una cosa che nell'Italia di allora appare stupefacente e cioè introdurre il matrimonio civile la possibilità cioè di sposarsi anche non in chiesa su questo lo scontro è ancora più duro e su questo il re non cede non cede anche perché e qui vediamo quello che vi dicevo prima cosa vuol dire avere un re che fa politica anche per conto suo alle spalle del governo e qui lo fa con le migliori
[00:44:10] intenzioni per tranquillizzare la sua coscienza di cattolico il re Vittorio intrattiene una corrispondenza col papa per sapere come deve regolarsi su questa legge del matrimonio civile che sta passando in Parlamento e il papa gli risponde con delle lettere meravigliose in cui lo accusa visto che sta permettendo che nel suo paese passi questa cosa il papa accusa il re Vittorio di essere cito fautore di comunismo e di sovversione sociale
[00:44:39] di fronte a questo il re decide che la sua coscienza non gli permette di firmare e in effetti mette il veto alla legge che non passa non è finita il governo Cavour ostinatamente va a cercare altri ambiti in cui bisogna intervenire presenta una legge per la soppressione degli ordini religiosi di troppo diciamo così il paese è pieno di conventi è pieno di ordini religiosi molti hanno una funzione attiva di assistenza
[00:45:09] di insegnamento quelli non verranno toccati ma quelli invece improduttivi che hanno enormi proprietà terriere che appunto è tempo di mettere in circolazione perché il paese sta crescendo economicamente e deve modernizzarsi e quegli altri gli altri ordini verranno soppressi anche qui cogliamo in pieno la difficoltà di un governo che cerca di portare avanti la sua politica e che deve poi però ottenere la firma di un re il quale fa politica per conto suo sotto banco
[00:45:38] ovviamente il mondo cattolico è furioso nei confronti di questa legge e il re negozia di nuovo col papa negozia con l'episcopato piemontese e a un certo punto dopo che la legge sostenuta dal governo è già passata alla camera viene fuori che il re è d'accordo con i vescovi per presentare una proposta alternativa una cosa del genere ovviamente farebbe cadere il governo e infatti fa cadere il governo Cavour si dimette
[00:46:08] immediatamente quando viene a sapere che il re è d'accordo con l'episcopato per presentare una proposta alternativa a quella del governo a quel punto il governo non può più stare ovviamente Cavour si dimette con un discorso che fa riferimenti minacciosi a quei sovrani che non hanno saputo attuare le riforme al momento giusto in passato è già successo e se ne sono dovuti pentire dopodiché come potete immaginare il re è costretto a richiamare Cavour
[00:46:38] perché un'altra maggioranza non c'è e poi la cosa si risolve in modo mirabolante perché Cavour e Rattazzi hanno in realtà una lettera del re scritta prima che venisse fuori tutto lo scandalo quando si era appena cominciato a parlare di queste leggi per la soppressione dei conventi Cavour e Rattazzi hanno una lettera del re in cui il re dice sono d'accordo sono d'accordissimo con questa legge anzi fatela ancora più severa sopprimetene ancora di più poi lui aveva cambiato idea ma loro hanno conservato la lettera
[00:47:07] è così che si faceva politica evidentemente allora dopodiché vanno dal re con la lettera e poi fanno il bel gesto di dire noi mai e poi mai la pubblicheremmo assolutamente anzi la restituiamo a vostra maestà però vostra maestà ci faccia due conti e Vittorio firma la legge anche perché l'opinione pubblica è totalmente a favore e il re si sta accorgendo che sta perdendo il consenso dell'opinione pubblica con la sua opposizione a questa legge
[00:47:37] ci sono episodi anche preoccupanti battaglioni della guardia nazionale che quando sono invitati dai loro comandanti a gridare viva il re stanno zitti e poi c'è una tremenda lettera di D'Azeglio ex primo ministro al re in cui gli dice guarda che appunto comportandoti in questo modo boicottando questa legge stai rovinando la tua immagine e tutto quello che hai fatto finora cito da D'Azeglio un intrigo di frati è riuscito in un giorno
[00:48:06] a distruggere l'opera del suo regno ad agitare il paese a scuotere lo statuto oscurare il suo nome di leale il suo del re appunto regalant'uomo e D'Azeglio conclude il Piemonte soffre tutto ma di essere di nuovo messo sotto il giogo pretino no per Dio dopodiché il re firma e cosa succede? il papa lo scomunica
[00:48:36] e Don Bosco perché c'è anche Don Bosco nella Torino dell'epoca che sta facendo un enorme lavoro nei quartieri operai di sostegno agli orfani ai ragazzi e così via e però in questa circostanza si comporta come magari noi preferiremmo che non si fosse comportato perché Don Bosco sogna più volte un funerale alla reggia e ogni volta scrive al re per dirglielo guarda che ho sognato un funerale alla reggia se è ancora in tempo non firmarle le leggi il re firma e voi immaginate come si può essere sentito
[00:49:06] quest'uomo che ha firmato un po' perché altrimenti il paese va all'aria non c'è altro governo possibile un po' perché l'hanno ricattato con la lettera che aveva avuto la leggerezza di scrivere prima dicendo che lui era d'accordo un po' perché alla fine si è convinto che effettivamente va bene così ha firmato però la sua coscienza non era tanto tranquilla Don Bosco gli scrive queste cose e nel giro di un mese muoiono la madre la moglie di Vittorio di parto
[00:49:35] e il fratello ecco immaginatevi come si può essere sentito quest'uomo però ha firmato e non torna indietro e anzi quando gli arriva la notizia che il papa lo ha scomunicato trova l'energia per reagire da par suo come avrebbero fatto i suoi antenati di una volta il papa mi ha scomunicato dice benissimo finché mi scomunica come in questo caso per ragioni puramente temporali politiche cito dal re Vittorio
[00:50:05] voi mi scuserete me ne fotto come si comporta Vittorio nella grande crisi la grande crisi che abbiamo raccontato meglio ieri quella in cui Cavour compie il grosso della sua opera la crisi del 59 Vittorio si comporta bene in quel caso sa stare al fianco di Cavour sa aspettare con pazienza che Napoleone III si decida finalmente a aiutare il Piemonte a fare la guerra contro l'Austria
[00:50:35] Vittorio non dimentichiamocelo si gioca molto in quel caso suo padre dieci anni prima ha perso la guerra e è stato costretto a abdicare e il re sa benissimo che lui sul piatto sta mettendo quello sta mettendo il suo trono non dimentichiamocelo neanche noi naturalmente quando in qualche modo siamo tentati di giudicarlo c'è una meravigliosa frase che lui dice a Cavour a un certo punto e Greggio Conte voi avete 150.000 lire di rendita tipo un milione di euro
[00:51:05] grosso modo come potere d'acquisto le entrate di Cavour e qualunque cosa accada per voi nulla cambia ma sappiate che io non voglio ritrovarmi dove è finito mio padre dunque il re sa benissimo che si sta giocando molto si gioca molto nel caso che le cose vadano male gli austriaci vincano e poi c'è sempre anche l'altra ipotesi lo spettro del comunismo che evocavamo ieri o perlomeno lo spettro dei mazziniani della rivoluzione democratica della repubblica
[00:51:35] potrebbe anche andare a finire in quel modo lì chi lo sa e anche in quel caso lì Vittorio ha tutto da perdere e lo dice se va tutto bene io divento il re dell'alta Italia non ci pensavano ancora neanche lontanamente che pochi mesi dopo avrebbero avuto l'Italia unita pensavano al Lombardo e Veneto ma Vittorio dice se va tutto bene divento il re dell'alta Italia ma se va in quell'altro modo se vincono i mazziniani io divento Munsu Savoia cioè il signor Savoia privato cittadino come tutti gli altri
[00:52:05] dunque si gioca molto anche lui senza alcun dubbio e però sa fare la sua parte va detto che fa la sua parte anche perché gli va veramente bene da un punto di vista alla situazione finalmente si fa la guerra Vittorio ha avuto un'educazione militare si considera un militare prima di tutto la guerra gli piace moltissimo perfino più della caccia non la può fare sempre però la guerra quindi si accontenta di massacrare stambecchi ma lui
[00:52:34] adora l'idea della guerra e quando finalmente nel 59 si fa la guerra è felice è stato anni lì a rodere il freno aspettando di far la guerra farò ancora una citazione la regina Vittoria che lo aveva ricevuto qualche anno prima e che parla molto di lui nel suo diario potete immaginarvi l'impressione che ha fatto Vittorio alla regina Vittoria la regina Vittoria sostiene che il re le ha detto io non amo fare il re se non posso
[00:53:03] fare la guerra mi farò frate e Vittoria poi continua meravigliosamente dice si lo diceva con quel suo vocione roteando gli occhi povero uomo penso che sia infelice e molto da compiangere più che a un re dei nostri giorni assomiglia a un cavaliere medievale che viva della sua spada il 59 quindi è il grande momento di Vittorio è alla testa dell'esercito lo conduce in guerra sfida il pericolo si fa sparare addosso è veramente
[00:53:33] coraggioso eroico riesce perfino a vincere una battaglia la battaglia di San Martino che verrà poi celebrata dalla storiografia italiana come gemella della grande vittoria di Solferino che avviene lo stesso giorno in realtà è una battaglia un po' più piccola San Martino ma insomma Vittorio fa la guerra la fa bene la fa da eroe forse più che da stratega ma insomma è nel suo elemento fa la sua parte Cavour che è rimasto a Torino è sempre preoccupato che il re faccia qualche sciocchezza
[00:54:02] e gli scrive delle lettere di buoni consigli il re non è tanto contento in risposta a una di queste lettere Cavour gli dice mi raccomando si faccia consigliare si metta intorno della gente brava in gamba e il re gli risponde questa è un po' lunghetta ma la cito lei mi dice che devo essere circondato da tanti geni che mi impediscano di fare delle bestialità pare che lei mi considera un grande asino nel mio mestiere
[00:54:31] se lei mi parla ancora una volta così vedrà cosa farò manderò via tutti di intorno a me quelli che vi sono e mi circonderò di meno capaci ancora e farò vedere io se non so fare il mio mestiere senza tanti consiglieri dove la cosa che noterei è il mio mestiere Vittorio è convinto che lui sì certo è un re ma il suo vero mestiere è fare la guerra per sua sfortuna non ha avuto moltissime occasioni di farlo ma lì nel 59 l'ha fatta sul serio e si è divertito un mondo
[00:55:02] poi naturalmente c'è sempre il problema che accanto a lui c'è Napoleone III sono alleati ma la Francia conta molto di più l'esercito francese è molto più grande fa la parte del leone Napoleone III è quello più famoso più conosciuto è lui sulle prime pagine e poi è lui che decide di fermarsi di fare l'armistizio di Villafranca ecco Vittorio la patisce un po' questa cosa di aver vicino l'imperatore la patisce anche perché in perfetta buona fede lui dice ma chi è questo che è appena arrivato è un parvenu
[00:55:32] chi è dopo tutto quest'uomo questo bischero l'ultimo venuto dei sovrani d'Europa un intruso tra di noi farebbe meglio a ricordare chi è lui e chi sono io il capo della prima e più antica dinastia regnante d'Europa ed è vero tecnicamente che i Savoia risalgono nel tempo abbastanza indietro da essere più antichi non dei buona parte che fa ridere ma anche di quasi tutte le altre dinastie regnanti europee
[00:56:02] dopodiché anche qui Vittorio ha anche questo aspetto che è uno che parla facilmente dice tante cose dice anche cose contraddittorie fra loro l'ultimo è arrivato fra noi questo sembra ancora il re dei vecchi tempi il re di diritto divino Vittorio in realtà a norma dello statuto regna per grazia di Dio e per volontà della nazione ma lui lasciato se stesso è ancora quel per grazia di Dio che sente più forte potrebbe benissimo essere un re dei vecchi tempi e però
[00:56:31] ha anche capito che i tempi sono cambiati che i tempi sono cambiati e che non sono più di moda i re che pretendono di comandare senza parlamento senza elezioni senza libera stampa senza consenso popolare ha capito che non sono più di moda ed è il motivo per cui pur con mille preoccupazioni alla fine quando Garibaldi parte per andare a buttare giù i Borboni e si vede che ci sta riuscendo e che il regno borbonico
[00:57:01] crolla come un castello di carte bene il re viene messo in croce dai conservatori che gli dicono ma come siete alleati con Garibaldi con un rivoluzionario con la camicia rossa e Vittorio ha quest'altra risposta geniale sul fatto che Garibaldi è d'accordo ma i Borboni sono caduti perché è il loro stesso popolo che li ha fatti cadere e dice i popoli hanno il diritto di mandare i loro re a farsi fottere
[00:57:26] l'abbiamo fatto tardi tardissimo io voglio ancora raccontare rapidamente un aspetto della vita di Vittorio che non è più politico anche se si intreccia con la politica ma è più privato vale la pena di ricordarlo perché altrimenti sarebbero soltanto gli aspetti più negativi dell'uomo nel suo privato nel suo modo di parlare di comportarsi che ci restano nella memoria Vittorio in realtà è molto simpatico da altri punti di vista i diplomatici stranieri sono per esempio esterrefatti
[00:57:55] perché questo re che si vanta di discendere dalla più antica dinastia regnante d'Europa detesta le formalità detesta i ricevimenti odia l'etichetta non sopporta la vita di corte soprattutto detesta i banchetti scrive Lideville mangia una sola volta al giorno ma abbondantemente e preferisce i cibi grossolani e popolari quando è costretto ad assistere a un banchetto ufficiale
[00:58:24] a un pranzo di corte non svolge nemmeno il tovagliolo non tocca cibo con le mani appoggiate sull'elsa della sciabola esamina i convitati senza cercare di nascondere l'impazienza e la noia appena può scappa da palazzo e va a rifugiarsi alla tenuta della mandria vicino a torino che lui ha fatto sistemare come tenuta privata come residenza privata sua e della sua famiglia o meglio delle sue due famiglie
[00:58:54] perché il re ha due famiglie è sposato con Maria Adelaide che gli dà parecchi figli tra cui Umberto che sarà poi il suo erede e che poi a un certo punto muore e fin da quando è ancora principe ereditario ha 27 anni si è appena sposato ufficialmente fin da allora ha una relazione fissa con quel personaggio diventato poi celeberrimo nel folklore piemontese che è la bella Rosina la bella Rusin come si dice in piemontese
[00:59:25] Vittorio in realtà ha avuto avventure innumerevoli ma con Rosina ha avuto una relazione stabile che è durata tutta la vita lei era la figlia di un sottufficiale, lui l 'ha conosciuta e si è messo con lei quando lei aveva 14 anni non stupiamoci all'epoca non si fanno questi problemi ho ricordato già prima che anche la principessa Clotilde figlia di Vittorio viene data in sposa al principe Gerolamo Napoleone detto plom plom quando lei
[00:59:54] aveva soltanto 15 anni le regole sono diverse a quell'epoca quando Rosina ha 14 anni il principe la scopre si mette con lei se la porta subito a palazzo già un anno dopo è nata la prima figlia e lui avrà sempre questa seconda famiglia accanto a quella ufficiale quando si organizza la residenza privata alla mandria la moglie Maria dellaide ancora viva e lui fa mettere la stanza di Maria dellaide a un estremo del castello
[01:00:24] e la stanza di Rosina all'altro estremo e la sua in mezzo quando rimane vedovo avrà ancora altre avventure ma non si risposa più nonostante il tentativo con la principessa Mary che ricordavamo all'inizio non si risposa più e la liaison con la Rosina diventa la sua vera famiglia un legame stabile tanto che comincia subito a parlare di sposarla immaginate la faccia di Cavour quando il re comincia seriamente
[01:00:53] a parlare di sposare la Rosina Cavour che è tutto impegnato a creare l'alleanza con l'Inghilterra con la regina Vittoria con la Francia e così via si mette le mani nei pochi capelli che ha e dice al re che non se ne parla neanche non la può sposare non può sposare la sua amante figlia di un sergente che gli ha già dato dei figli ecco il re questo è tipico di Vittorio prova a fregarlo gli dice ma in realtà l'ho già sposata Cavour sviene poi salta fuori che non è vero
[01:01:23] e Cavour gli fa una paternale il re si sottomette e per il momento non la sposa ancora anni dopo morto Cavour succede che il re parla di questa faccenda si lamenta che non gli hanno lasciato sposare la Rosina e dice me l'ha impedito parla di Cavour un birbante che si diceva mio amico e se ne pentì poi bene lo stile della relazione del re con Rosina lo potremmo ricordare
[01:01:52] per esempio con una citazione di una lettera che le scrive siamo nel 55 sono gli anni di Cavour sposarla non se ne parla nemmeno però stanno insieme il più possibile c'è la bambina che cresce bene poi nascerà un altro figlio il re scrive una lunga lettera in cui parla di tante cose e si conclude così ciao cara Rosina ti mando tanti basi ti ho rubato una cosa prima che tu sia partita non te ne sei accorta chissà cosa l'avrà rubato qui ognuno può fare le sue ipotesi
[01:02:23] amami la metà di quello che ti amo io tanti basi a te alla piccola il tuo vittorio dopodiché passa qualche anno si fa l'Italia lui diventa re d'Italia Cavour muore una delle prime cose che il re rimette in discussione e che lui vuole sposare la Rosina e stavolta ci riesce la sposa la sposa con il matrimonio che si usava all'epoca per i sovrani che si sposavano al di sotto del loro rango un matrimonio perfettamente valido ma che esclude
[01:02:52] ovviamente la sposa e i figli dagli onori regali quindi lei non diventa regina i figli non saranno mai eredi al trono però la sposa gli tocca scrivere alla figlia Clotilde in Francia moglie di Plomplom per spiegare alla figlia che stavolta ha deciso sposa la Rosina ovviamente la figlia sa tutto tutti sanno tutto come la prendano è un altro conto cito ancora e poi sto davvero finendo cito ancora la lettera con cui il re scrive alla figlia
[01:03:20] per spiegarle che stavolta sposa la Rosina perché la sposa perché l'ha promesso si è impegnato non può non farlo non ho mai amato al mondo che è la tua santissima madre e poi questa e poi continua raccontando di questo amore di questa storia straordinaria cito a caso un terribile destino un grande amore ora cara checchina continuo a chiamarla con il soprannome di quando era bambina la figlia ora cara checchina
[01:03:50] sono pronto a sposarla la Rosina dice è così delicata lei non me l'ha mai chiesto io però proprio per questo proprio vedendo che lei così fine non me l'ha mai chiesto io gliel'ho promesso quella promessa che come uomo onorato e soldato mi lega fino alla morte non volermi male ed abbi un poco di carità per il tuo misero papalino ho bisogno ho diritto di avere un poco di pace dopodiché effettivamente sposa la Rosina
[01:04:19] e a partire da quel momento appena può se ne va tranquillamente in pantofole a fumare la pipa insieme alla Rosina e ai ragazzini che crescono e scappa dagli impegni di stato ecco l'uomo è curioso come vedete c'è questo grande appetito carnale in tutte le direzioni c'è questo disprezzo per le forme c'è il sentimentalismo che traspare anche da quest'ultima lettera che vi ho letto c'è una retorica ingenua e sotto però un solido buonsenso
[01:04:49] una certa rozzezza che spaventa alle regine vittoria di turno e che però magari piace anche alla gente ecco tutti questi tratti allontanano totalmente vittorio da cavur che non avrebbe potuto essere più diverso e lo avvicinano invece a garibaldi vittorio e garibaldi erano supposizioni politiche opposte ci sono stati i momenti in cui vittorio se avesse potuto far impiccare garibaldi lo avrebbe magari fatto volentieri e tuttavia ogni volta che sono venuti a contatto
[01:05:18] si è scoperto che tutto sommato come tipi umani una certa rozza familiarità fra loro nasceva si assomigliavano abbastanza pur essendo nati ai due capi estremi della scala sociale e io che non sapevo bene come finire stasera finisco così domani parleremo di garibaldi parleremo di un uomo che da vittorio non era poi così diverso tutto sommato come potrebbe sembrare grazie grazie per aver ascoltato
[01:05:48] questa puntata del podcast Alessandro Barbero nella descrizione dell'episodio trovate il link al sito del festival della mente le altre puntate della serie pensare all'italia le trovate pubblicate come episodi 22 e 24 vi aspetto poi questo mercoledì per il palco del mercoledì dalle 21 sulla community discord per un'oretta facciamo 4 chiacchiere su questa puntata sulle puntate precedenti sulla storia cultura film musica di tutto un po per partecipare è sufficiente collegarsi alla community all'indirizzo barbaropodcast.it slash discord il link
[01:06:17] è in descrizione la musica è come sempre il jodh street shuffle di kevin mcleod in competech.com pubblicato con licenza creative commons ccbye 4.0 ci sentiamo la settimana prossima con una nuova puntata del podcast delessandro barbero ciao