#022 Cavour – Pensare l’Italia – Barbero Riserva (Festival della Mente, 2010)

#022 Cavour – Pensare l’Italia – Barbero Riserva (Festival della Mente, 2010)

Dal Festival della Mente 2010 di Sarzana, il prof. Barbero racconta Camillo Benso, Conte di Cavour, per il ciclo “Pensare l’Italia”

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[00:00:09] Buongiorno, buonasera, bentornate e bentornati ad una nuova puntata del podcast di Alessandro Barbero, la storia come non l'avete mai sentita, la raccolta indipendente e senza scopo di lucro delle lezioni a conferenze del professor Barbero. Oggi abbiamo una puntata a Barbero Riserva dalla serie Pensare l'Italia dal Festival della Mente, 2010. Cavour, buon ascolto.

[00:00:38] Buonasera a tutti. Dunque, in questi tre incontri che mi sono stati affidati quest'anno, mi allontano un po' da quelli che sono i miei temi soliti e, come dire, è una scusa, è un'excusazione non petita con cui devo cominciare. Io non mi occupo di mestiere di storia del Risorgimento, di mestiere mi occupo di storia medievale, con qualche incursione nella storia militare magari un po' più vicina a noi, ma degli argomenti di cui vi parlerò in queste serate non mi sono mai parlato.

[00:01:07] Non mi sono mai occupato professionalmente. E gran parte delle cose che vi racconterò in queste sere le ho imparate anch'io nei mesi scorsi preparando queste lezioni. Subito ero un po' incerto se accettare un incarico del genere. Poi mi è sembrato che nell'aria ci fosse comunque voglia di parlare di queste cose.

[00:01:26] Non mi sembra che ci sia quella gran voglia di celebrare, mi sembra che la macchina delle celebrazioni ufficiali non stia coinvolgendo così fortemente le persone, anche se forse è una mia impressione, ma di parlare, ragionare, capire meglio, conoscere meglio quell'epoca, soprattutto conoscere meglio quella gente e provare a capire perché hanno fatto quello che hanno fatto.

[00:01:51] Provare a capire, magari, prima di schierarsi e giudicare a priori in base alle nostre posizioni ideologiche. Di questo mi pare ci sia voglia. Troppe scuse, basta, cominciamo. Cavour, sono tre serate, tre personaggi, i tre uomini che hanno preso le decisioni cruciali in quegli anni a metà dell'Ottocento. Cavour, il re Vittorio Emanuele II, Garibaldi.

[00:02:16] Per un momento ci eravamo chiesti se non si dovesse metterci piuttosto Mazzini, piuttosto che il re, magari, che è personaggio da diversi punti di vista, di statura minore rispetto a Cavour e a Garibaldi. Ma il fatto è che questi tre sono i tre che hanno, ripeto, preso le decisioni cruciali, che hanno assunto le iniziative decisive o perlomeno che hanno scelto di non impedire certe iniziative.

[00:02:41] E anche quello è un modo di decidere. Mazzini non ha preso nessuna decisione cruciale. Mazzini era un condannato a morte in esilio, un pericoloso terrorista agli occhi di molti. E, benché la sua influenza sul risorgimento sia ovviamente importante, non è uno dei tre che, ripeto, hanno fatto l'Italia in quegli anni, in quei pochissimi anni. E allora, cominciamo da Cavour. Questi tre incontri sono tutti un po' legati l'uno all'altro.

[00:03:08] Io non esaurirò il personaggio di Cavour questa sera, tornerò su di lui anche le prossime volte. Non riuscirò questa sera a raccontare tanti avvenimenti. Gli avvenimenti spero che verranno fuori pian piano attraverso l'avvicinamento ai tre personaggi, ai tre uomini. Cavour nasce a Torino nel 1810, suddito di Napoleone, suddito francese.

[00:03:34] Nasce in una Torino che è parte della Francia napoleonica. Non è parte di quel regno d'Italia che Napoleone ha pure creato con capitale a Milano. No, no. Il Piemonte è stato proprio, come anche altre zone, la Liguria e più tardi anche altri pezzi d'Italia, il Piemonte è stato proprio annesso alla Francia e Cavour nasce a Torino suddito francese.

[00:03:56] Nasce da una grande famiglia nobile, antica, di origine medievale, non sono poi tante le famiglie nobili di origine addirittura medievale, che però, famiglia nobile, i benso di Cavour, che però si è rapidamente allineata col nuovo regime francese. Il padre di Camillo, il marchese Michele di Cavour, è uno degli uomini più in vista della piccola corte napoleonica di Torino,

[00:04:21] perché a Torino c'è una piccola corte. Napoleone, dopo aver annesso il Piemonte alla Francia, ha però deciso, in omaggio proprio a quell'aristocrazia piemontese che aveva fatto abbastanza in fretta a mollare i Savoia e accettare il nuovo regime, ecco, proprio in omaggio a loro, Napoleone aveva creato a Torino una piccola corte, mandando a Torino un governatore, il principe Camillo Borghese.

[00:04:45] Il principe Camillo Borghese è sua moglie, che è poi la sorella di Napoleone, Paolina Bonaparte, la bellissima, quella ritratta dal Canova sdraiata sul canapè, ecco, la più bella donna del suo tempo. Perché vi racconto questo? Perché il marchese Michele di Cavour è uno dei principali cortigiani del principe borghese, è anche un grosso uomo d'affari che fa un sacco di soldi, negli anni di Napoleone, e quando nasce il piccolo, e non si sa ancora come si chiamerà,

[00:05:13] quando nasce il bambino, che è il secondo genito, nel 1810, a fargli da padrino, chiamano proprio il principe Camillo Borghese, governatore del Piemonte. Lui è Paolina, madrina. Ecco perché Cavour si chiama Camillo. Ed ecco perché Cavour per tutta la vita parla meglio il francese dell'italiano. Questa è una vecchia storia, si sa che Cavour aveva qualche difficoltà con l'italiano,

[00:05:39] e lui stesso dichiarava apertamente che quanto a scriverlo preferiva scrivere in francese. Non è perché il Piemonte sia una regione più francese delle altre. A volte in Piemonte si coltiva un po', per così, questa idea che il Piemonte sia in qualche modo mezzo francese, e uno dei fatti che si citano a ricordo di questo è proprio il fatto che uno come Cavour era molto più a suo agio col francese che non l'italiano. Ecco, in realtà è una frottola. Il Piemonte è una parte integrante d'Italia,

[00:06:08] ha sempre avuto una storia strettamente legata a quella d'Italia, ma la generazione di Cavour è nata in un Piemonte annesso alla Francia napoleonica. Cavour nei suoi primi anni è stato educato in una casa dove si parlava francese, anche perché, va detto anche questo, sua madre era svizzera, svizzera francese, e quindi è ovvio che Cavour è stato allevato con il francese come lingua materna.

[00:06:35] Cavour fin da piccolo, si dice, dimostra il caratterino che poi dimostrerà da grande. Anche questa è una vecchia storia, quando un uomo diventa celebre è facile che i parenti o i vecchi amici di famiglia si ricordino gli aneddoti che dimostrano che già da bambino in qualche modo l'uomo si vedeva già, era predestinato. E tuttavia, insomma, uno può avere qualche dubbio, ma c'è un aneddoto raccontato da un amico di infanzia che io vorrei ricordare.

[00:07:05] Ah, piccola parentesi. Vi dicevo all'inizio che ho studiato, naturalmente, per preparare questi incontri su temi che non sono i miei temi abituali. Ovviamente ho usato il lavoro di colleghi. Vorrei citare, perché l'ho usato davvero molto, almeno il bel libro di Adriano Viarengo, Cavour, che è uscito in modo molto, come dire, con grande tempismo, proprio quest'anno, e che è un libro di straordinario interesse. Ecco, proprio Viarengo racconta un aneddoto riferito da un amico di famiglia. Cavour ha sei anni, Camillo.

[00:07:33] Ha sei anni va a trovare i parenti della madre a Ginevra, amatissimi. arrivano nel castello di famiglia in un paesino vicino a Ginevra. Il bambino è furibondo perché hanno avuto dei problemi col cambio dei cavalli alla posta, sono arrivati in ritardo. Il bambino furibondo arriva a casa, corre incontro al nonno e gli dice voglio che il maestro di posta sia cacciato. Il nonno gli dice ma io non posso mica far cacciare il maestro di posta.

[00:08:03] Chi lo può fare? È solo il sindaco lo può cacciare. Voglio parlare col sindaco. Allora il nonno divertito chiama il sindaco, sono tutti amici ovviamente, gli dice ci sarebbe questo metto che vuole un'udienza. Il piccolo Cavour ha sei anni, va dal sindaco, torna a casa trionfante e appena vede il nonno da lontano gli fa ebbene sarà licenziato. Ecco questo Cavour, secondo quelli che lo conobbero,

[00:08:29] è lo stesso Cavour che poi da grande farà di mestiere il primo ministro e farà l'unità d'Italia. Abbiamo anche fonti ancora più sicure sul fatto che Cavour avesse già da ragazzino un carattere imperioso. La famiglia lo manda all'accademia militare. Dai 10 ai 15 anni Cavour, che è un figlio cadetto, ci torneremo subito su questo fatto che è molto importante, studia all'accademia militare e nelle sue note caratteristiche

[00:08:55] viene riportato più volte che è stato punito per l'arrogante rifiuto di obbedire agli ordini, nonché per il tono perentorio con cui si rivolge agli altri comandando. Ora, il personaggio Cavour, al di là del carattere individuale che può essere più o meno pepato in ognuno di noi, ha però un aspetto che è collegato a questa sua imperiosità e che vale la pena di sottolineare.

[00:09:25] Io cercherò di individuare una serie di aspetti del carattere e soprattutto dell'azione di Cavour. Sarà sempre ovviamente un quadro incompleto. Sono una serie di spunti che propongo. Ebbene, un tratto che si rischia di dimenticare è cosa voleva dire essere un nobile in quella Torino, in quel Piemonte del primo Ottocento. Di Cavour si dice, io questo l'ho raccolto, non so quanto sia vero, che non avrebbe mai dato del tu a un amico che non fosse nobile.

[00:09:54] Questo può darsi, sarà così, non sarà così. Certo è che nel Piemonte del primo Ottocento, della restaurazione in cui Cavour cresce, c'è un'ostilità profondissima fra la nobiltà e la borghesia. C'è un'ostilità così profonda che nel 1847, sta per scoppiare la prima guerra di indipendenza, d'accordo? L'ambasciatore inglese a Torino manda un rapporto a Londra dove dice, sì, qui la situazione è molto molto tesa. Secondo me qui prima o poi scoppia la guerra civile

[00:10:23] fra i nobili e i borghesi. Talmente profondo è il risentimento di queste due classi. Ebbene, Cavour è un nobile fino al midollo. Alla battaglia di Goito, la prima battaglia della prima guerra di indipendenza, cade il nipote amatissimo di Cavour. Cavour non si è mai sposato, non ha avuto figli, e torneremo anche su questo. Aveva un nipote amatissimo, il figlio del fratello maggiore.

[00:10:51] Questo nipote Augusto, ufficiale, cade a Goito e Cavour, si dice, conserverà per tutta la vita in camera sua l'uniforme del nipote. Talmente era legato a questo ragazzo e talmente è colpito dalla sua morte. Ebbene, Cavour, a proposito della morte di Augusto alla battaglia di Goito, scrive non si dirà che l'aristocrazia piemontese non paghi il suo tributo alla patria. Essa si fa uccidere sui campi,

[00:11:19] mentre gli avvocati la diffamano nei trivi e nei caffè. Ecco, tanto appunto per questo clima di violenta opposizione fra nobiltà e borghesia, che è il clima in cui cresce Cavour, e tanto per la sua appartenenza comunque rivendicata a questo mondo nobiliare aristocratico. Tanto più interessante in quanto, a giudizio dei contemporanei, magari malevoli, l'aspetto fisico di Cavour non era affatto aristocratico. Lo conosciamo tutti Cavour,

[00:11:48] i ritratti, le statue, le biandisti tutti. Aggiungete l'abitudine di fregarsi le mani con soddisfazione, che tutti i commentatori del tempo riportano. Ebbene, non è una figura aristocratica. C'è un commento del Brofferio. È vero che il Brofferio era un avversario politico, era un uomo di sinistra, poeta e politico di sinistra, che con Cavour ha discusso e litigato tutta la vita. Brofferio dice, sì, sì, mai visto uno meno aristocratico di lui. E, cito, il volume della persona,

[00:12:18] il volgare aspetto, il gesto ignobile, la voce ingrata, in più con quella fatica di dover parlare in italiano, in Parlamento, ecco. Dunque, un quadro contrastante, ma, in ogni caso, un nobile, figlio di una grande famiglia nobile, ma, l'ho ricordato un attimo fa, adesso ci fermiamo un attimo su questo, un figlio cadetto. Ora, essere un figlio cadetto in quella società significa qualcosa.

[00:12:48] Anche se formalmente Napoleone ha abolito il maggiorasco, anche se formalmente le famiglie nobili non avrebbero più il diritto di privilegiare il primogenito, come si faceva sotto l'antico regime, in realtà non è così, in realtà, in queste famiglie il primogenito è quello che conta e i cadetti devono un po' arrangiarsi. Cavour soffre per tutta la vita questa sua condizione di cadetto, non sono io a dirlo, sono i suoi stessi parenti. La zia Vittoria,

[00:13:17] quando è ancora ragazzino, scrive di Camillo L'idea di essere cadetto continua a ossessionarlo, non la può accettare, sarà il tormento della sua vita. Questo essere figlio cadetto ha, tra le altre conseguenze, come vi dicevo, che Cavour non si sposa, non ha una famiglia sua, vive per tutta la vita a Palazzo Cavour, dove però il padrone di casa è il fratello maggiore, Gustavo,

[00:13:45] con il quale all'inizio si volevano molto bene e più tardi i rapporti si guastano per ragioni politiche. Ecco, è un dato totalmente privato, può sembrare un aneddoto inutile, però se vogliamo vedere un uomo a tutto tondo, conta anche questo. Cavour, che per anni è l'uomo più potente del Piemonte, quando torna a casa, torna in una casa che è sua solo fino a un certo punto e pranza in compagnia del fratello maggiore, che siede al posto d'onore, Cavour siede di fianco,

[00:14:14] a tutti questi pasti assiste l'amministratore della famiglia, favorito dal fratello Gustavo, Camillo detesta quest'uomo, ma è costretto a pranzare con lui e cenare con lui tutti i giorni, perché il fratello maggiore lo vuole a tavola. All'inizio c'è ancora la mamma, c'è il nipote Augusto, c'è un po' più di vita, poi pian piano le persone muoiono, e Cavour si trova negli ultimi anni, appunto, a vivere nel suo appartamento, dentro il palazzo del fratello, in questa casa che descrive a un amico come,

[00:14:44] cito, una specie di succursale del Père Lachaise, cioè del famoso cimitero di Parigi, un posto dove ci sono solo le memorie di quelli che sono morti, e dove non ci si diverte, evidentemente. Ma al di là dell'aneddoto, il fatto di essere figlio cadetto significa che Cavour deve farsi strada da solo nella vita, da solo, non che non abbia i suoi privilegi, le conoscenze, gli agganci, per carità, però ha ben chiaro, fin dall'inizio, che la sua posizione

[00:15:14] se la deve fare. E' certamente anche per questo che ha un carattere ribelle fin dall'inizio. I litigi col padre, per carità, i litigi col padre avvengono in tutte le famiglie e in tutte le epoche. In questo caso sono spesso particolarmente violenti. Il padre, il Marchese Michele, che ha fatto grossi affari sotto il regime napoleonico e appena tornano in Savoia, continua a fare grossi affari e di nuovo

[00:15:43] un grosso personaggio di corte, sindaco di Torino, capo della polizia e così via per anni e anni, quindi uno che spragalla sempre. Bene, il Marchese Michele a un certo punto è talmente furioso con questo figlio ribelle che prende brutti voti all'Accademia Militare che minaccia di mandarlo a morire di fame in America. Questa faccenda dell'America tornerà ed è curioso vedere che già allora Piemonte degli anni 20-30 c'era già questa idea dell'America come il posto dove si mandano quelli senza arte né parte che tanto

[00:16:12] qui non riusciamo a sistemarli in nessun modo. Questa ribellione di Cavour però a un certo punto assume una dimensione politica. Cavour in contrasto con tutto un ambiente conservatore, reazionario, sceglie di essere liberale. Ecco, noi oggi rischiamo di non renderci conto che essere liberale e cioè desiderare la Costituzione, il Parlamento,

[00:16:42] le elezioni, la libertà di stampa, la libertà di associazione. Questo è niente di più. Ecco, noi rischiamo di non renderci conto che nel Piemonte del giovane Cavour essere liberale poteva sembrare una cosa pericolosamente sovversiva, pericolosamente di sinistra. L'ambiente in cui nasce e vive Cavour è un ambiente di nobili che ancora nel 48, voi mi scuserete ancora un paio di citazioni che non sono personali di Camillo ma che richiamano l'ambiente

[00:17:11] in cui lui è vissuto, ancora nel 48 ci sono nobili che invocano a Torino, cito, piombo e capestri per contenere quegli insolenti avvocati, sempre gli avvocati, i borghesi per eccellenza, mercanti e popolani che si credono divenuti qualche cosa. Adesso che c'è stato il 48 il re ha dato lo statuto, c'è il Parlamento, si vota, c'è un professore all'Università di Torino

[00:17:41] che nel 48 vedendo che il re ha dato lo statuto commenta dove finirà questo paese? Con tanti germi di liberalismo e democrazia, dove sia ben chiaro che la democrazia è ancora peggio del liberalismo. Ebbene, in questo Piemonte, nel Piemonte prima del 48 il giovane Camillo passa per uno pericolosamente di sinistra e mai collocazione fu più erronea ben inteso, però fa paura

[00:18:10] perché è liberale. Il re Carlo Alberto lo definisce a un certo punto un carbonaro impertinente. Ora, di Cavour noi sappiamo che non è mai stato affiliato alla carboneria, ha sempre detestato Mazzini, le società segrete e così via, ma agli occhi di chi sta dall'altra parte dello spettro politico, già il suo liberalismo e il ribellismo giovanile lo fanno passare per un pericoloso cospiratore. Tant'è vero che a 23 anni è già schedato dalla polizia austriaca, a cui senza dubbio quella piemontese

[00:18:39] passa le schede, peraltro. È schedato dalla polizia austriaca la prima volta che deve andare a Milano per affari a poco più di 20 anni, ripeto, immediatamente viene fermato e portato in questura a identificarlo perché è negli schedari dei pericolosi sovversivi della polizia austriaca. Qui mi verrebbe voglia di fare una piccolissima parentesi, ma la farò fulminea, sul fatto che a quei tempi che qualcuno magari rimpiange, se uno doveva andare da Torino a Milano doveva procurarsi il passaporto

[00:19:08] al ministero degli interni e poi veniva fermato alla frontiera, dalla polizia, doveva spiegare dove andava e perché e poi veniva fermato di nuovo alla barriera doganale, di nuovo spiegare perché, mostrare il passaporto e così via, ma questo lasciamo stare. Il fatto che Cavour a 23 anni vada a Milano per affari mi permette di introdurre un altro aspetto del personaggio che è un aspetto rilevante. Cavour è un uomo d'affari. Prima di essere un politico è un uomo d'affari. È un uomo d'affari

[00:19:38] anche proprio perché è un cadetto e deve farsi una fortuna, vuole farsi una fortuna sua. Finché c'è il padre collabora con lui, il Marchese Michele continua a avere maneggi, business di ogni genere. C'è in particolare un'occasione che è abbastanza bizzarra perché valga la pena di riferirla, quando Cavour ha 26 anni, fa un viaggio d'affari in Austria per conto del padre, va a comprare pecore merinos perché il padre, il Marchese Michele,

[00:20:08] è il fornitore di pecore merinos di Muhammad Ali Pascià d'Egitto. Ecco, la globalizzazione non c'era ancora, ma gli affari si facevano già su grande scala, il Pascià d'Egitto si rivolgeva a Torino per comprare pecore merinos in Austria e il giovane Camillo si occupa anche di queste cose. Così come si occupa di borsa, gioca in borsa, gioca in borsa molto, ogni tanto ha fortuna, ogni tanto gli va molto male, è un giocatore spericolato, come sarà poi anche tutto sommato

[00:20:37] anche in politica, gioca in borsa e a un certo punto gli va veramente molto male e a Parigi ha giocato, gli è andata malissimo, si trova a dover trovare in pochi giorni 45.000 franchi. Per intenderci i 45.000 franchi all'epoca sono il reddito annuo delle due principali tenute agricole della famiglia Cavour, due grandi tenute a riso nel Vercellese, ricchissime, ecco l'intero reddito annuo di queste tenute Cavour se le è bruciato in borsa

[00:21:06] con una speculazione a Parigi e da Parigi scrive al padre e questo è molto indicativo dello stile di Camillo a chi si scrive al padre ovviamente bisogna pagare o farsi saltare le cervelle e notate che questa è la prima di diverse volte in cui questa minaccia di farsi saltare le cervelle tornerà fuori nella carriera di Cavour più avanti nella vita tornerà fuori per motivi politici all'inizio invece è per la speculazione

[00:21:36] andata male in borsa ovviamente il padre lo salva trova i soldi e gli li manda ma notate torno ancora su questo punto per l'ultima volta Cavour parrebbe dalla sua corrispondenza aveva sperato da giovane di farsi rapidamente un patrimonio per potersi sposare si intende sposarsi a quel livello sociale significa poter prendere una donna del tuo rango con una dote e poterle garantire un certo stile di vita con il patrimonio di un cadetto non si può Cavour ci spera

[00:22:05] e la rovina della sua speculazione in borsa è anche il momento in cui rinuncia a questo sogno giovanile di farsi una famiglia sua si concentra sugli affari si concentra sugli affari di famiglia si interessa di innovazioni in agricoltura fa fruttare le grandi tenute risicole del Vercellese accumula profitti diventa grosso azionista di banche è uno degli uomini più ricchi del regno di Sardegna Camillo dopo qualche anno di speculazioni di affari

[00:22:35] ha le mani in pasta un po' in tutto nel momento in cui diventa ministro dell'agricoltura e commercio il suo primo particolarmente contento di farlo sia chiaro non siamo in un mondo di anime belle Cavour ai soldi

[00:23:05] ci tiene alle sue azioni ci tiene agli affari ci tiene li fa in modo spregiudicato finché può semplicemente vive in un mondo dove è ovvio che quando diventi ministro non lo puoi più fare poi beninteso è sempre difficile di stricare tutto si tiene una cosa sola la tenuta agricola di Leri che è la tenuta amatissima nel Vercellese dove lui va a rifugiarsi nei brutti momenti questa tenuta di Leri produce riso e rende c'è un momento in cui il conflitto di interessi prende anche Cavour nonostante tutto è un momento

[00:23:35] in cui lui ha il governo e c'è carestia e i prezzi dei cereali salgono e c'è pressione dal basso perché il governo faccia qualcosa e abbassi il prezzo dei cereali e Cavour non lo fa è beninteso lui non lo fa soprattutto perché non ci crede la sua posizione teorica economica è che il liberismo assoluto è l'unica cosa possibile però è anche vero che più alti sono i prezzi dei cereali e più il suo riso del vercellese rende e quella è forse l'unica occasione in cui a Torino Cavour è fischiato

[00:24:05] dalla gente e la gente va a tirar pietre contro le finestre di Palazzo Cavour accusandolo di affamare il popolo per dire che appunto non è così semplice neanche in un'epoca che lo dà per scontato districare fino in fondo gli affari e la politica quello che vorrei sottolineare adesso è che il Cavour uomo d'affari ed economista è il punto di partenza della sua carriera politica è come l'economista più competente del Piemonte che lui a un certo punto

[00:24:35] viene chiamato al governo che a un certo punto diventa evidente a tutti che di un uomo così non si può fare a meno ma non è un economista teorico in senso astratto Cavour ha una conoscenza approfondita del funzionamento della società delle classi sociali dei salari dei prezzi fin da ragazzo da ragazzo no ma da giovanotto ha una conoscenza di queste cose c'è una cosa significativa quando Cavour ha 24 anni il governo inglese

[00:25:04] si sta preparando a varare una serie di leggi sulla povertà sull'assistenza ai poveri sul lavoro obbligatorio per i mendicanti e così via il complesso delle poor laws come le chiamano per varare questo insieme di leggi il governo inglese fa una grande inchiesta in Europa per sapere com'è la condizione dei poveri e degli operai che sono quasi la stessa cosa nei vari paesi europei l'ambasciatore inglese a Torino si rivolge al sindaco che è il papà di Cavour chiedendogli delle notizie e delle informazioni

[00:25:34] sulla situazione degli operai a Torino il marchese Michele dice ma c'è mio figlio lui queste cose le sa benissimo Camillo accetta l'incarico di redigere una memoria che scrive in francese e poi pubblica è la sua prima pubblicazione a 24-25 anni una memoria sulla condizione dei lavoratori in Piemonte in cui fa un'analisi estremamente realistica e arriva a conclusioni importanti per esempio scopre che basta la minima disgrazia

[00:26:03] perché un operaio si è ridotto in miseria e costretto a contrarre debiti e poi si pone Cavour il problema se sia possibile per gli operai risparmiare qualcosa Cavour risponde ciò mi pare assolutamente impossibile ecco questa consapevolezza delle condizioni di vita delle masse popolari è una cosa che accompagnerà Cavour che ripeto lo vedremo ancora meglio adesso non è certo uno di sinistra tutt'altro ma accompagna Cavour

[00:26:33] e come dire dà fondamento alla sua azione politica in più momenti nel 1848 scoppia per prima cosa la rivoluzione in Francia cade la monarchia c'è la repubblica la reazione di Cavour a questa vicenda è interessantissima Cavour analizza l'opinione pubblica e scopre che l'opinione pubblica è abbastanza spaventata da questi fatti di Francia e dice eppure è strano perché l'opinione pubblica ormai comincia a essere illuminata

[00:27:03] sono tanti i liberali i progressisti come mai allora la caduta della monarchia alla repubblica in Francia ha suscitato soprattutto spavento e conclude con questa frase memorabile non sono l'idea di democrazia e di repubblica che spaventano è lo spettro del comunismo non so se vi rendete conto siamo nel 1848 cioè precisamente nell'anno in cui esce il manifesto

[00:27:32] del partito comunista di Marx e Engels che comincia con la frase un tempo celeberrima ma spero ancora oggi conosciuta uno spettro si aggira per l'Europa ecco cavour è uno abbastanza al corrente di quello che succede con una capacità di analisi abbastanza sofisticata del mondo in cui vive da arrivare a questa stessa immagine dello spettro che si aggira per l'Europa nello stesso momento in cui la formula era Marx e Engels aveva letto Marx e Engels

[00:28:02] difficile dirlo con certezza un'idea però ce l'aveva infatti prosegue sempre commentando il fatto che l'opinione pubblica si è spaventata per i fatti di Francia eppure la democrazia non dispiace troppo ormai a molti la repubblica molti ormai l'accetterebbero ma quel che fa paura è il comunismo e prosegue ognuno si domanda se le dottrine socialiste e comuniste nate nei cupi cervelli di alcuni filosofi della Germania

[00:28:32] eccoli Marx e Engels stanno per essere tradotte in pratica da quegli ardimentosi francesi perché continui i francesi si sa sono capaci di tutto lo si è visto nel 1789 ne hanno fatte di tutti i tipi adesso chissà mai che non prendano loro in mente l'idea del comunismo perché a quel punto siamo fritti Cavour continua a seguire questo tema la repubblica francese dura tre anni nel 51 c'è il colpo di stato di Luigi Napoleone il nipotino del Napoleone

[00:29:02] il grande Luigi Napoleone diventa presidente della repubblica e poi rapidamente imperatore con una netta svolta a destra della politica francese e Cavour commenta la paura del socialismo vince nei francesi l'amore della libertà gran lezione non riflettiamo magari sul fatto che sono passati 150 anni e sembra che non sia cambiato molto ma quello che mi interessa qui è far vedere

[00:29:32] un Cavour che appunto è al corrente delle cose più moderne anzi in qualche modo prefigura anche la politica ancora di là da venire ben inteso Cavour quindi fieramente anticomunista antirivoluzionario e così via ma quando i tessitori biellesi scioperano quando le fabbriche di Biella che sono il principale polo primo piccolo polo industriale del Piemonte entrano in sciopera e sono i primi scioperi da quelle parti negli anni 50 Cavour che è al governo

[00:30:03] risponde che per prevenire il socialismo e stavo citando di nuovo è necessario migliorare i salari degli operai migliorare la loro condizione addio me lo rende poi piacere grazie vabbè grazie dunque è necessario migliorare la condizione degli operai cito ancora se no è inevitabile la guerra sociale allora lucidità politica evidentemente e soprattutto capacità

[00:30:33] di collocarsi in una posizione politica oggi piacerebbe a tanti definirsi centristi moderati ecco Cavour ha molto chiaro il fatto che ci sono molto chiaro il suo punto di vista chiaramente che ci sono due pericoli nella congiuntura drammatica che l'Italia il regno di Sardegna e il mondo stanno vivendo l'Europa stanno vivendo in quel momento da una parte c'è il pericolo certo dei rossi dell'anarchia del comunismo della rivoluzione ma dall'altra c'è il pericolo della sciabola

[00:31:03] del tintinnar di sciabole dei governi reazionari militari che metterebbero fine volentieri alla libertà di stampa alle elezioni e così via e Cavour ha chiarissimo che entrambe le cose dal suo punto di vista sarebbero una tragedia e si butta in politica Cavour si butta in politica nel 48 enunciando chiaramente che c'è bisogno di quello è necessario indispensabile di costituire un partito liberale conservatore

[00:31:32] perché? perché a sinistra verrà fuori qualcosa di forte e bisogna cercare di frenarlo dobbiamo aspettarci a vedere costituirsi è l'italiano di Cavour naturalmente dobbiamo aspettarci a vedere costituirsi un partito estremo impaziente bisogna apparecchiarsi a combatterlo e però poi sempre batte beninteso sul fatto che i pericoli sono due da due parti quando la prima guerra di indipendenza va a finire molto male con il disastro

[00:32:02] di Novara nel 49 e sembra che il Piemonte sia lì per ridiventare reazionario abolire lo statuto e così via Cavour dice qui c'è il pericolo due pericoli di nuovo di venire sommersi dalle onde dell'anarchia o incatenati al potere della sciabola e invece ci vuole una linea di mezzo che però deve essere una linea risolutamente riformista cito ancora scusatemi se cito troppo me lo direte nelle prossime serate diminuirò

[00:32:32] le citazioni le riforme è sempre Camillo che parla compiute a tempo invece di indebolire l'autorità la rafforzano invece di crescere la forza dello spirito rivoluzionario lo riducono all'impotenza e dunque Cavour nel 48 a 38 anni decide ormai è un uomo ricco decide che ancora più degli affari gli interessa la politica perché il mondo sta vivendo una stagione straordinaria e lui vuole esserci dentro

[00:33:01] e vuole essere uno di quelli che la dirigono questa stagione straordinaria in parte è certamente ancora l'ambizione di un carattere straordinario e anche ancora sempre l'ambizione del cadetto che ha imparato che la sua posizione deve farselo da solo c'è un aneddoto molto rivelatore una lettera di Cavour torniamo indietro di qualche anno quando aveva 22 anni Cavour scrive alla Marchesa di Barolo dicendo con quel tono che si ha a volte a 22 anni quando si pensa di essere usciti

[00:33:31] dall'adolescenza dice io ormai sono disilluso non è più come quando ero ragazzo cito quando avrei creduto del tutto naturale risvegliarmi un bel mattino primo ministro del regno d'Italia ecco parleremo poi di quanto l'idea di un regno d'Italia fosse plausibile immaginabile al tempo eri serissimi avrebbero detto no figuriamoci non è nemmeno immaginabile Cavour a 22 anni si ricorda che lui da ragazzino

[00:34:01] quando sognava occhi aperti si vedeva non primo ministro del regno di Sardegna ma primo ministro del regno d'Italia dopodiché appunto nel 48 decide di entrare in politica per la via del giornalismo un'altra intuizione di Cavour è che la politica si fa con i mass media cosa che fino al 48 non era possibile perché prima dello statuto non c'era la libertà di stampa i giornali li controllava la polizia e impediva di pubblicare qualunque cosa

[00:34:30] che non andasse bene al governo di conseguenza giornali politici non esistevano la concessione dello statuto a Torino nel 48 vuol dire anche che di colpo nascono un'infinità di giornali giornali politici Cavour che ormai i soldi li ha si fa il suo giornale che lui dirige e che di nuovo con notevole intitola il risorgimento siamo appena all'inizio ma il concetto evidentemente circola già e lui ha già capito che quello

[00:35:00] è lo slogan cruciale dunque Cavour dirige il risorgimento e in quegli anni in quei mesi in realtà non dura moltissimo mentre la facendo due o tre anni al massimo si compiace di essere un giornalista parla di sé come un giornalista termine che è appena nato all'epoca e che indica in realtà il direttore di giornale naturalmente dagli occhi di Camillo non certo l'ultimo articolista e va alle elezioni va alle elezioni del 48 per il primo parlamento subalpino

[00:35:29] ed è battuto non entra in parlamento è furioso cito ancora da una sua lettera un amico oh dura sorte solo tra i giornalisti mi trovo escluso dalla Camera dopo aver lavorato nel campo della politica altrettanto se non di più di qualunque mio collega giornalista sono il solo rigettato dal paese va detto che Cavur non è mai stato uno che prende bene le sconfitte

[00:35:58] anche in seguito è uno che tende a reagire piuttosto violentemente alle sconfitte per fortuna c'è subito un'elezione suppletiva e viene eletto stavolta va in Parlamento e ci resterà per tutti quei 12 anni che gli restano da vivere 13 nel 48 dunque entra in Parlamento ma il Parlamento è soltanto un gradino Cavur si sente ed è certamente di una statura tale da dover essere chiamato al governo è l'economista più esperto del regno

[00:36:28] oltre a essere uno degli uomini più ricchi del regno sottolineiamolo con soldi che si è fatto in gran parte da sé invece dopo la catastrofe di Novara del 49 si fa il nuovo governo d'Azeglio Cavur credeva di essere chiamato al governo d'Azeglio non lo chiama Cavur se ne va a Leri in campagna e di nuovo scrive agli amici almeno lì avrò la consolazione di vivere come se quella puttana d'Italia

[00:36:58] non esistesse dove la cosa che avanti più di tutto è l'Italia però perché lui vuol diventare ministro del regno di Sardegna hanno appena perso clamorosamente la prima guerra di indipendenza molti stanno pensando beh basta se abbiamo provato è finita a Cavur è chiarissimo che l'orizzonte della politica è l'orizzonte dell'Italia certo se è così faticoso servire l'Italia ogni tanto viene voglia di mandare tutto il diavolo ma sono crisi che passano rapidamente Cavur sa molto bene quello che vuole

[00:37:28] aspetta il suo tempo finalmente due anni dopo nel 51 D'Azeglio commette l'errore della sua vita e lo chiama al governo all'inizio D'Azeglio è contentissimo il governo era debole mancava di individualità forti uno come Cavur è proprio quello che ci vuole D'Azeglio scrive sono contentissimo di aver chiamato Cavur è un autentico gallo da combattimento specialità che ci mancava io non mi fermerò durante questa serata o quel poco che ne resta sul Cavur

[00:37:58] politico capace di padroneggiare i parlamenti come vuole sul Cavur che governa anche quando non è al governo perché non c'è nessuno nel paese che abbia un seguito delle clientele le folle che gli vanno dietro come le ha lui ecco non mi fermerò su questo ma certamente appunto è un gallo da combattimento è un politico di razza D'Azeglio si illude il re Vittorio di cui parleremo molto più ampiamente domani ma che facciamo entrare nel nostro racconto adesso il re Vittorio

[00:38:27] è più lucido quando D'Azeglio tutto contento va a dirgli che ha dato un ministero a Cavur il re gli dice ma come ma non vedono lor signori che quell'uomo lì li manderà tutti con le gambe all'aria ma parlava in piemontese e disse di peggio ben inteso ecco il re aveva perfettamente ragione già pochi mesi dopo quando D'Azeglio si riferisce a Cavur nelle sue lettere lo chiama l'empio rivale Cavur con ogni mezzo

[00:38:56] si dà da fare alla fine fa fuori D'Azeglio diventa lui primo ministro ed è il padrone della politica del Regno di Sardegna per un decennio il governo di Cavur corrisponde appunto alla gran parte del decennio 1850 ed è un decennio di stupefacente crescita per l'economia piemontese piemontese ligure del Regno di Sardegna in parte in gran parte questa crescita è anche merito di Cavur

[00:39:26] nella misura in cui la crescita economica dipende dai governi ma noi viviamo in un'epoca in cui si dà per scontato che i governi possano fare delle cose debbano intervenire per sostenere l'economia bene certamente Cavur questo lo sapeva e lo faceva la caratteristica dominante del Cavur che governa l'economia è la fede nella modernizzazione che risale anche lì a quando era giovane a quando a 25 anni è andato in viaggio in Inghilterra e ha fatto questa esperienza

[00:39:55] formativa decisiva è andato in treno da Liverpool a Manchester 1835 50 km in un'ora e mezza una di quelle esperienze che cambiano un modo di vedere il mondo da quel momento Camillo ha un cardine fermissimo progresso modernizzazione infrastrutture ferrovie ferrovie ferrovie ferrovie porti ferrovie strade ferrovie canali trafori

[00:40:25] e ferrovie naturalmente tutto questo costerà moltissimo certo costerà moltissimo bisogna che il paese diventi via via più ricco per potersi permettere tutto questo il paese diventerà più ricco se si aboliscono le tariffe le barriere doganali l'altro pilastro del cavur economista e politico è il libero scambio abolire tutto lasciar circolare le merci e la ricchezza affluirà da sé ebbene

[00:40:53] cavur fa questa scommessa nel momento giusto forse in un'altra epoca storica non gli sarebbe andata così bene ma quelli sono i decenni della grande crescita economica di tutta Europa e il piemonte è la parte d'italia che è meglio attrezzata per le idee di chi governa intendo per inserirsi all'ultimo momento in questo colossale movimento di crescita gli anni 50 sono un momento sbalorditivo in cui appunto si costruiscono ferrovie nel 1860 il piemonte

[00:41:23] ha una rete ferroviaria che è pari a metà dell'intera rete italiana si costruiscono canali il canale cavur tuttora in uso si aprono i lavori per il traforo del freius tuttora in uso nascono la rete telegrafica l'illuminazione a gas nuove banche la borsa di Torino ben inteso tutto questo avviene anche altrove dove i governi hanno capito che questo movimento bisogna sostenerlo ci sono altre zone d'Italia dove invece questo viene fatto molto meno i risultati sono spettacolari

[00:41:52] la crescita dell'economia del regno di Sardegna nel decennio di Cavour è sbalorditiva a livelli cinesi cinesi di oggi in quel decennio le esportazioni triplicano il reddito nazionale complessivo si raddoppia in dieci anni ben inteso tutto questo però non si paga da sé tutto questo richiede una fortissima capacità di investimento e di spesa da parte di Cavour e qui va detto che il Cavour

[00:42:21] assolutamente liberista che non crede alle dogane alle tariffe ai prezzi imposti artificialmente e così via però crede fermamente nella spesa pubblica e sostiene negli anni del suo governo una colossale spesa pubblica e dunque aumenta le tasse Cavour nei suoi anni di governo e di splendore è temuto e odiato anche da qualcuno come quello che sta facendo pagare un sacco di tasse a quelli che prima non le pagavano il sistema fiscale

[00:42:51] fino a quel momento era ancora un sistema di antico regime sostanzialmente basato sulla terra chi ha la terra paga le imposte le professioni per esempio praticamente non pagavano Cavour fa pagare le tasse agli avvocati ai medici ci sarà qualcosa del nobile che tutto sommato conserva un po' di antipatia verso questa gente questi borghesi ed è ben contento di far pagare anche loro chi lo sa ma certamente in Parlamento c'è chi protesta e nel paese corrono le canzonette satiriche

[00:43:20] che io mi sono chiesto a lungo se avrei provato a accennarvi il ritornello qui poi ho deciso che non lo farò ed è meglio per voi tuttavia corrono le canzonette satiriche in cui il ritornello è appunto cacciate fuori scudi per il e viva il magnifico conte di Cavour il tutto in piemontese si intende ora però questa colossale crescita economica non è fine a se stessa nella prospettiva di Cavour è evidente che le sfide dell'Italia della Sardegna del Piemonte

[00:43:50] e dell'Italia sono da un lato la modernizzazione economica e dall'altro la liberazione del paese dalle ingerenze straniere poi anche l'unità se abbiamo tempo ci arriveremo ma questo passa un po' in secondo piano a dire la verità all'inizio la prima cosa è la liberazione di quelle parti d'Italia che appartengono a potenze straniere il Lombardo Veneto Austriaco essenzialmente ecco da questo punto di vista Cavour ha ben chiaro che la modernizzazione del paese significa anche un passo in quella direzione

[00:44:20] le ferrovie da sole per il solo fatto che fanno spostare la gente sono un passo in quella direzione già nel 1845 non è ancora il governo a 35 anni è un economista noto scrive un articolo per una rivista svizzera in cui dice che le ferrovie favoriranno lo spirito di nazionalità italiana proprio per il solo fatto che produrranno un incessante movimento di persone

[00:44:49] in tutte le direzioni in quell'Italia che in gran parte all'epoca ha ancora strade impraticabili briganti che le minacciano e così via questo articolo è scritto per una rivista svizzera è un articolo che parla di treni come vedete di ferrovie di ferrovie che favoriranno la nazionalità italiana e il suo sviluppo il direttore del giornale svizzero non lo pubblica dice è proprio pericoloso politicamente un articolo del genere

[00:45:19] non ho letto finora niente di più profondamente ostile alla dominazione austriaca in Italia e dunque veniamo al tema di quello che Cavur ha fatto negli ultimi anni del suo governo la guerra del 59 l'annessione della Lombardia e poi dei principati e così via la nascita del regno d'Italia e poi il sostegno vedremo quanto questa parola possa essere adatta all'impresa

[00:45:49] di Garibaldi per orientarci in quest'ambito scusatemi sottolineo ancora che di questo tema parleremo assai meglio domani e ancora meglio dopo domani affrontando la figura di Garibaldi qui io potrò cominciare soltanto a fare alcuni accenni su questo per affrontare questo tema io mi sono fatto l'idea che è fondamentale avere chiari i due livelli di obiettivi che i liberali italiani si ponevano all'epoca l'ho già accennato prima ma diciamolo di nuovo c'è un obiettivo su cui tutti

[00:46:18] sono d'accordo il paese per progredire deve essere libero non ci devono essere parti dell'Italia che appartengono a imperi stranieri essenzialmente vuol dire una cosa sola il Lombardo-Veneto fuori gli austriaci su questo i liberali italiani e a maggior ragione i democratici sono tutti d'accordo l'altro problema è diverso è il problema se un giorno sarà possibile

[00:46:46] un'Italia unita un'Italia unita vuol dire naturalmente che tante piccole dinastie dovranno essere fatte sparire che tante piccole indipendenze andranno abolite per creare un paese unito questo secondo punto è nell'aria se ne parla gli appassionati ci credono ma la gente con i piedi per terra come Cavour per molto tempo non ci crede affatto ancora pochissimi anni prima che tutto precipiti

[00:47:16] con l'impresa di Garibaldi e che si arrivi davvero all'Italia unita Cavour a un certo punto in un congresso in cui si discute di queste cose dice apertamente che l'idea dell'Italia unita è una corbelleria beninteso non che non sia una cosa desiderabile questo è lo stesso uomo che da ragazzino diceva che sognava di essere il primo ministro del regno d'Italia tutti dicono in teoria sarebbe desiderabile ma il realismo politico sembrava imporre di andarci cauti

[00:47:46] quanto invece a buttar fuori gli austriaci su questo certamente se ne può discutere e poi c'è anche un problema intermedio l'Italia unita magari è impossibile ma ci sono dinastie io ragiono adesso come ragionavano Cavour e gli uomini del suo partito e gli uomini delle sue idee sia chiaro ci sono dinastie in Italia che sono comunque impresentabili che hanno una tale immagine all'estero che è impossibile pensare di continuare così in particolare quella borbonica nel mezzogiorno

[00:48:14] la dinastia borbonica è universalmente ritenuta in tutta Europa così arretrata reazionaria impresentabile ripeto per opinione comune di tutti i governi i giornali l'opinione pubblica che il problema di in qualche modo liberarsi dei borboni è assolutamente presente anche a Cavour anche nel momento in cui però l'idea poi di unificare dopo l'Italia sembra assurda e allora qual è la soluzione? il fatto è che ancora in quegli anni gli anni fra la prima

[00:48:44] e la seconda guerra di indipendenza la diplomazia europea ragiona ancora abbastanza in termini vecchi nei termini di quella politica dinastica che si faceva nel settecento avete presente quelle guerre in cui il problema era soltanto se un borbone diventava re di Spagna oppure no la guerra appunto di successione spagnola austriaca ecco è abbastanza impressionante vedere come anche in un'epoca che noi penseremmo più vicina alla nostra

[00:49:12] la metà dell'ottocento in realtà i governi e le diplomazie ragionavano ancora abbastanza in questi termini e quindi era tutto un discorrere di scambi i borboni per esempio sono impresentabili è vero se potessimo toglierli chi ci mettiamo qualcun altro al loro posto bisogna fare degli spostamenti questo viene fuori in modo straordinario al congresso di Parigi del 1856 c'è stata la guerra di Crimea Cavour ha ottenuto che il regno di Sardegna partecipasse alla guerra

[00:49:42] di Crimea per stringere un legame di amicizia con la Francia e con l'Inghilterra sempre in vista un giorno di buttare fuori gli austriaci dall'Italia in vista di una guerra in cui sarà necessario il sostegno della Francia e dell'Inghilterra alla fine della guerra di Crimea si fa un bel congresso a Parigi per ridisegnare la mappa d'Europa ed è qui che si vede proprio questa mentalità dei politici dei diplomatici per cui si ragiona ancora in termini di dinastie è la prima volta che io ho incontrato in cui Cavour

[00:50:12] discute apertamente ufficialmente del fatto che i borboni da Napoli bisognerebbe buttarli fuori a Napoli c'è Ferdinando II il re bomba e Cavour a un certo punto scrive sì domani vedo il ministro degli esteri inglese cito credo di potergli parlare di gettare in aria il bomba e poi una volta gettato in aria cosa si fa? beh per esempio se ci fosse un principe sabaudo un cugino del re vittorio che potesse prendere

[00:50:41] il trono di Napoli magnifico no? ecco sul momento a Parigi l'idea non piace troppo viene fermata ma discutono di tante altre cose c'è il ducato di Parma il Piemonte ha partecipato alla guerra di Cremea bisognerà pur dare qualcosa ai Savoia ai Savoia piacerebbe moltissimo il ducato di Parma e Napoleone III dice a Cavour trovate un posto qualunque dove mandare la duchessa di Parma e io farò dare il suo ducato al Piemonte e Vittorio scrive

[00:51:11] da Torino a Cavour che sta a Parigi a trattare a negoziare stanno negoziando anche su certi principati danubiani la Transilvania la Moldavia che devono essere dati o all'Austria o qualcun altro e Vittorio scrive a Cavour secchi l'imperatore finché basti dia i principati all'Austria e anche al diavolo se li vuole ma si faccia dare quello che voglio cioè Parma per l'appunto poi alla fine non va in porto niente Parma non l'ottengono bisognerà aspettare il 59-60 ma è per far vedere

[00:51:40] come queste diplomazie si muovano ancora molto a livello appunto di dinastie di una politica dinastica e in questa prospettiva di incontri di diplomazie che Cavour a un certo punto comincia a sentire che ha fra le mani qualcosa di grosso dopo la Crimea la Francia di Napoleone III sta cominciando a accettare l'idea che forse effettivamente non sarebbe male dare una mano al Piemonte far guerra all'Austria e buttare l'Austria

[00:52:09] fuori dall'Italia nel 58 i colloqui sono ormai abbastanza approfonditi per cui Cavour è ormai abbastanza sicuro Napoleone III si è compromesso gli ha scritto gli ha detto va bene facciamolo Cavour scrive al ministro della guerra la marmora prepara i cannoni e l'anno prossimo andremo in parata a Milano se non a Venezia dopodiché c'è uno dei momenti più drammatici della carriera di Cavour perché alla fine del 58

[00:52:39] Napoleone III cambia idea non è più convinto di questa guerra contro l'Austria comincia a dire che sarebbe meglio risolvere tutti questi litigi con un bel congresso invitare gli austriaci a discutere con loro e intanto disarmare gli eserciti che è quello che gli austriaci chiedono quando Cavour si rende conto che tutto il progetto sta cominciando a sgretolarsi si sente finito perché si è compromesso fino in fondo questa idea di fare la guerra all'Austria

[00:53:09] con l'aiuto dei francesi la reazione di Cavour è molto indicativa uno minaccia di andarsene in America e due e poi quando sarà in America dice io qui ho tutte le lettere di Napoleone III in cui mi diceva sì facciamolo vada che vado in America e poi rendo pubbliche le trattative e voglio vedere la faccia di Napoleone III a quel punto i francesi sono lì che non sanno bene cosa fare il momento è molto teso c'è da perderci la testa

[00:53:39] e infatti Cavour scrive a un amico proprio questo dice è difficile non perdere la testa me la tengo di quando in quando con le mani perché non fugga finalmente tutto sembra perduto viene a svegliarlo l'ambasciatore francese gli dice non c'è niente da fare l'imperatore Napoleone III ha deciso che la guerra non la vuol fare che vuol fare il congresso Cavour salta sul letto ora non mi resta altro da fare che spararmi un colpo di pistola e farmi saltare la testa e due ce ne sono altre

[00:54:08] però sono momenti di scoraggiamento e io li cito non solo perché è divertente vedere insomma le reazioni così emotive di un uomo che a prima vista potrebbe sembrare così freddo a guardare i suoi ritratti e che invece era chiaramente un uomo fortemente passionale violento ecco e le cito anche per far vedere che quest'uomo è stato più volte sul punto di disperare e giocava una partita politica di una difficoltà estrema e però si è sempre ripreso

[00:54:37] e sempre prevalso alla fine l'entusiasmo l'entusiasmo anche gioioso la certezza che ce la facciamo gli vengono a dire che l'Inghilterra pure l'Inghilterra è contraria e lui qui ha uno scatto non ci sarà Inghilterra che possa impedirci di andare a bruciare Vienna noi metteremo il fuoco all'Europa ecco forse il vecchio Carlo Alberto che diceva sia un carbonaro impertinente insomma qualcosa aveva colto a forza di insistere a forza

[00:55:07] di tenere duro e tenersi ferma la testa con le mani perché non voli via a forza di ricattare Cavour riesce a convincere Napoleone III che ormai non può più tirarsi indietro che questa guerra all'Austria bisogna farla e dunque la guerra si fa io qui però vorrei sto arrivando alla fine ben inteso lo dico per gli organizzatori che saranno già preoccupati ma vorrei sottolineare ancora un aspetto finora noi parliamo del cavur politico che tratta con Napoleone III che tratta con i ministri parliamo di una politica

[00:55:36] fatta in apparenza sopra le teste della gente in realtà non è così questa è la politica di gabinetto fatta dai politici fatta dagli uomini di potere che in ogni epoca esiste naturalmente e che noi storici oggi possiamo raccontare quando si tratta dell'Ottocento perché abbiamo le lettere abbiamo i diari gli storici del futuro racconteranno la politica di potere degli anni 2000 perché forse avranno le lettere e i diari dei potenti di oggi ma al di là

[00:56:05] di questa politica di gabinetto la politica della trattativa del negoziato dell'intrigo del ricatto della complicità e dei disegni colossali che però ne vengono fuori c'è l'opinione pubblica ci sono le masse ci sono i giornali che in un paese liberale come il Piemonte di allora continuamente seguono l'azione del governo la denunciano la criticano c'è il Parlamento dove bisogna andare a rispondere e c'è ripeto l'opinione pubblica e i popoli è un tema delicato quello di quanto

[00:56:35] i popoli siano stati coinvolti nel risorgimento però io qui vorrei citare soltanto una battuta di Cavour quando appunto si tratta del fatto che ormai si è suscitata questa idea che si farà la guerra all'Austria e c'è evidentemente un entusiasmo popolare per questa idea e gli dicono no non si fa più e Cavour dice io non posso trattare le popolazioni come le comparse in teatro e farle uscire o dentrare a capriccio

[00:57:05] e dunque al di sotto dei politici che tramano le popolazioni ci sono e come e dunque la guerra si fa si vince e poi di nuovo c'è apparentemente una catastrofe in attesa la guerra si è vinta si sono entrati a Milano hanno sconfitto gli austriaci a Magenta poi a Solferino e San Martino si potrebbe continuare Garibaldi ha quasi conquistato Trento e invece Napoleone III decide stavolta sì che adesso basta però

[00:57:34] che non ha più interesse politico a continuare che gli basta aver indebolito l'Austria aver rafforzato il Piemonte ma basta la Lombardia il Veneto non c'è nessun bisogno di aggiungere anche il Veneto e quindi Napoleone III firma l'armistizio di Villa Franca con l'Austria e il re Vittorio anche se poi dirà che lui c'era rimasto malissimo però di fatto anche lui dice sì dai ci fermiamo abbiamo già fatto un bel boccone può bastarci quando Cavour viene informato di quello che è successo se non muore in quel momento

[00:58:04] è un miracolo si precipita dal re e c'è una scena famosa una scenata famosa tra Cavour e il re in cui quando Cavour esce quelli che lo vedono hanno poi testimoniato che sembrava quasi uscito di senno e il re Vittorio ha poi riferito che durante quella scenata Cavour il suo primo ministro ha preso a calci le sedie lo ha chiamato traditore e peggio Cavour al re per aver accettato l'armistizio

[00:58:33] ha minacciato di dimettersi e ha anche detto se un ministro deve sapere quando è ora di dimettersi un re deve sapere quando è ora di abdicare Cavour

[00:59:18] Cavour 50 anni in quel momento lo richiamano al governo subito provano in tutti i modi a fare un altro governo senza Cavour non c'è nessuna maggioranza non c'è nessun governo possibile lo richiamano al governo fa in tempo a seguire la vicenda di Garibaldi che non vi racconterò stasera perché invece io non faccio in tempo a raccontarla stasera e poi è meglio raccontarla dal punto di vista di Garibaldi anche il ruolo di Cavour lo vedremo dopo domani fa in tempo a vedere Garibaldi a vedere con grandissima sorpresa che sta andando

[00:59:48] tutto bene fa in tempo a vedere l'Italia unita e poi gli viene una strana febbre all'improvviso nessuno sa bene cos'è una febbre altissima per qualche giorno oggi si dice che sia malari che sia stata un attacco di malaria forse presa nelle sue risaie del Vercellese lo riesumeranno fra poco credo per esaminare i resti e vedere se effettivamente questa ipotesi è attendibile certamente gli viene una febbre tremenda e in pochi giorni muore

[01:00:17] a 51 anni e sulla morte di Cavour io vorrei citare due testimonianze dell'epoca voi mi scuserete la Marchese D'Azzeglio che scrive al figlio che non è a Torino si piangeva ovunque non è un modo di dire si piangevano lacrime autentiche si piangeva al Senato alla Camera nei Ministeri Hudson che è

[01:00:47] l'ambasciatore inglese a Torino piangeva come un bambino un'altra da un diplomatico francese che era un segretario dell'ambasciata francese a Torino il conte di Cavour è morto stamattina alle sei e tre quarti alle sette mi hanno svegliato per darmi la notizia sono uscito immediatamente la costernazione e lo stupore che regnano nella città hanno qualcosa di spaventoso

[01:01:16] tutti i negozi sono chiusi gli abitanti circolano senza sapere dove vanno col viso sconvolto interrogandosi e parlando tra loro dell'orribile disgrazia più d'uno si rifiuta di credere alla notizia e si reca al palazzo per averne conferma a luna la camera e il senato si sono riuniti per ascoltare la comunicazione del governo il ministro dell'interno Minghetti è scoppiato in lacrime annunziando la morte

[01:01:46] del conte Camillo di Cavour presidente del consiglio moltissimi deputati piangevano uscendo dalla camera ho incontrato Sir James è sempre Hudson il ministro inglese che mi ha stretto la mano senza pronunciare parola piangeva a calde lacrime ecco io vorrei concludere riflettendo su questo mondo su quest'epoca in cui si piangeva in cui un ministro degli interni non aveva paura di piangere

[01:02:15] in Parlamento dando una notizia come quella in cui un ambasciatore di sua maestà britannica non aveva paura di piangere davanti a un diplomatico francese per la strada di fronte a una notizia come quella sotto quell'aspetto erano uomini che avevano un'emotività diversa dalla nostra io non ricordo di avere visto primi ministri piangere oggi anche dando le peggiori notizie erano diversi da noi e noi quando cerchiamo quando pretendiamo di capirli pretendere di capirli

[01:02:45] è giusto cerchiamo di capirli e magari pretendiamo anche di giudicarli ebbene dobbiamo ricordare che sotto questo aspetto almeno erano diversi da noi avevano un'emotività diversa dalla nostra questi uomini che hanno vissuto e che hanno fatto il risorgimento e a me ogni tanto dispiace un po' che noi oggi non siamo più come loro grazie grazie per aver ascoltato anche questa puntata del podcast Alessandro Barbero nella descrizione dell'episodio trovate il link

[01:03:15] al sito del Festival della Mente le altre puntate della serie Pensare all'Italia le trovate pubblicate come episodi 23 e 24 vi aspetto poi questo mercoledì per il palco le mercoledì dalle 21 sulla community per un'oretta facciamo 4 chiacchiere su questa puntata sui suoi temi e su tutti quanti i temi collegati che ci possono venire in mente per partecipare è sufficiente collegarsi alla community all'indirizzo barberopodcast.it slash discord mercoledì sera alle 21 il link è in descrizione la musica è come sempre il George Street Shuffle di Kevin MacLeod

[01:03:44] in Competech.com pubblicato con licenza Creative Commons CC BY 4.0 ci sentiamo la settimana prossima con una nuova puntata del podcast di Alessandro Barbero ciao